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11 Ott [15:44]

W Series, il commento di De Bellis:
"Chi fa bene non verrà abbandonato"

Stefano Semeraro

Nell'era di #metoo e di una lotta coraggiosa contro la discriminazione nei confronti delle donne, la nascita della W Series, il nuovo campionato riservato a sole donne, dove la W evidentemente sta per Women, sembra affatto apposta per scatenare le polemiche. La notizia buona, anzi ottima per l'Italia è che a fornire le vetture sarà il collaudato binomio Tatuus-Autotecnica, con le vetture prodotte a Concorezzo già sperimentate nella Formula 3 Asia e motorizzate da Autotecnica con propulsori Alfa Romeo sviluppati a Casalmaggiore.

Come abbiamo già riportato, si correrà in Europa, i costi saranno pagati dall'organizzazione e alla vincitrice andrà un premio di 500 mila dollari – poi a scalare come importanza sono previsti compensi fino alla 18esima classificata (su 20 partecipanti). Le concorrenti saranno scelte dopo una selezione rigorosa e attenta, e il tutto fa capo a figure di assoluto rilievo nel motorsport degli ultimi decenni: Dave Ryan, ex ds della McLaren in F.1 e proprietario di un team di Gt, il re dei progettisti Adrian Newey, l'ex driver di F.1 David Culthard e il giornalista Matt Bishop. A gestire la serie sarà invece il British Racing & Sports Car club, che già segue alcuni trofei nel Regno Unito. Insomma, più d una garanzia di credibilità.

Come si diceva, è però la caratteristica di 'genere' a far discutere: siamo davanti ad una nuova opportunità per atlete spesso trascurate, e che per motivi indipendenti dal loro talento faticano a farsi luce in un mondo per tanti versi ancora radicatamente maschilista? Oppure la W Series rappresenta un passo indietro, un rinchiudersi in un ghetto per le donne che in passato hanno sempre gareggiato insieme agli uomini ottenendo anche ottimi risultati, come dimostrano gli esempi di Michelle Mouton (vice campionessa del mondo rally) Lella Lombardi, Giovanna Amati, Maria Teresa de Filippis, Lynn Saint James, Divina Galica o più recentemente Danica Patrick, Milka Duno, Sarah Fisher o Simona De Silvestro?

Adrian Newey è sicuro che la risposta giusta sia la prima: «Con la giusta preparazione le donne possono essere molto veloci. Se sono poche quelle che fino ad ora hanno ottenuto grandi risultati è perché hanno avuto poche opportunità».

A sostenere questa ipotesi è la serietà e la professionalità dell'approccio, come conferma anche Gianfranco De Bellis, patron della Tatuus. «Ryan ci ha contattati ad agosto, è venuto a vedere la macchina e ne è rimasto impressionato, sia sotto il profilo delle prestazioni sia sotto quello della sicurezza, per cui va dato merito anche alla FIA che ha imposto nuovi standard, sia per quanto riguarda la componentistica. Dietro questa iniziativa c'è una grande organizzazione, un analisi di mercato molto seria. Nulla è lasciato al caso, e il progetto sportivo è sostenuto da una importante piattaforma di marketing e comunicazione".

De Bellis prosegue: "Di campionati ne nascono tanti e spesso passano inosservati, l'annuncio della W Series ha 'spaccato' sui media di tutto il mondo, ci hanno chiesto foto della macchina persino dal Financial Times. Non spetta a me dare giudizi sulla filosofia del campionato, quello che conta per noi e che abbiano scelto le nostre vetture e per questo li ringrazio. Ma mi sembra che si tratti davvero di un modo di fornire una opportunità in più alle ragazze che corrono, anche perché chi fa bene non sarà abbandonato, c'è il progetto di dare un futuro a chi lo meriterà, di portare avanti un progetto. In tutto lo sport mondiale, del resto, non è facile trovare discipline dove uomini e donne gareggiano insieme. Il fatto che sia l'organizzazione a pagare è il sintomo che c'è davvero l'intenzione di dare spazio e una possibilità di successo a chi oggi fatica a mettersi in luce».

Ma non sono mancate le critiche. La inglese Pippa Mann, protagonista in Europa nella World Series Renault e poi nella Indycar, ritiene che le ragazze debbano dimostrare il proprio valore correndo insieme agli uomini e sulla stessa lunghezza d'onda è Sophie Florsch, attualmente impegnata nella difficile F3 europea. La tedesca e la colombiana Tatiana Calderon, che corre in GP3, sono attualmente le pilota donne che gareggiano nelle maggiori serie del motorsport europeo.

Nella foto, Patrick, De Silverstro e Beatriz quando insieme gareggiavano nella Indycar nel periodo 2010-2011
gdlracing