17 Gen [15:56]
Wolff elogia Russell
"Credo che sia una futura star"
Stefano Semeraro - Photo 4
I piloti di un tempo erano ricchi e selvaggi, o in alternativa selvaggi e basta. Creature a se stanti («piloti, che gente!»), non sempre facili da maneggiare, dall’ego espanso, ma in fondo comprensibile, e comunque orientato in una direzione ben precisa: la pista (be’, con qualche alternativa extrasportiva, ma questo è un altro discorso…).
Il pilota moderno è diverso. La mutazione antropologica è avvenuta qualche tempo fa, a fare da unione, da cerniera, fra due ere diverse, è Lewis Hamilton, per metà erede dei cavalieri del rischio (cit. Lino Manocchia) e per metà saggio e scafato amministratore del proprio personaggio ‘social’.
Il ritratto vero Next Gen delle corse probabilmente è George Russell, il nuovo pupillo di Toto Wolff. Sette vittorie e undici podii in Formula 2 nella scorsa stagione dopo il titolo in GP3 del 2017, e in più il ruolo di pilota di riserva Mercedes. Quest’anno correrà in F.1 da titolare con la Williams, e per capire il tipo di programmazione (e di carattere, e di attitudine a 360°) che aiutano un ragazzo di talento a scavarsi la strada verso il vertice, è illuminante leggere cosa ha raccontato il team principal della Stella a Formula 1.com.
«Ho incontrato per la prima volta George quando aveva 15 o 16 anni e aveva chiesto di avere un colloquio con me. Si è presentato con un abito scuro, la cravatta e un notebook, mi ha detto che aveva appena vinto la Formula 4 britannica e che stava pensando di correre nella Formula 3 europea: 'Sono convinto di restare con un team inglese perché sono ancora giovane e penso a Carlin (che ha da sempre motori VW, ndr), ma se non corressi con un propulsore Mercedes nel mio primo anno di Formula 3, questo poi mi chiuderebbe in futuro la porta del suo team?' Una riflessione davvero matura per un ragazzo di quell’età, mi sorprese davvero».
Altro che l’upgrade corsaiolo di qualche ragazzino con lo sbuzzo della meccanica, o la ferocia snob di un figlio di papà con il talento per le corse. Oggi, già all’età in cui gli altri considerano i videogame un gioco, i piloti con un futuro sanno che il computer è soprattutto un simulatore e che il destino ce lo si costruisce anche sapendo trattare con il mondo, offrendo un’immagine affidabile, ‘adulta’, convincente e seducente, Anche perché domani - come insegna la Formula E - la marcia in più potrebbe arrivare anche dai social, da un giacimento di gradimento diffuso che va oltre il controsterzo acrobatico o la staccata fumante.
Conclusione di Wolff: «George è intelligente, sa entrare in sintonia con gli altri e anche guidare. Posso solo essere d’accordo con quello che mi ha detto Sebastien Philippe (il team principal della ART con cui Russell ha corso e vinto in GP3 e F2, ndr): George è uno dei piloti più forti che abbiamo mai avuto. Credo che abbiamo sotto mano un altro ragazzino inglese che potrebbe diventare una star».
Proprio come Hamilton, l’antenato ibrido.