Massimo CostaLe lacrime di Guan Yu Zhou hanno commosso il mondo. Era un bambino come tanti quando una ventina di anni fa, accompagnato dagli appassionati genitori, aveva assistito al primo Gran Premio della Cina della storia. Il piccolo Zhou sventolava una bandiera che raffigurava la Renault di Fernando Alonso e se ne stava seduto in tribuna sognando un giorno di essere dall'altra parte, al volante di una di quelle monoposto che gli parevano impossibili da raggiungere. Del resto, nessun cinese ci era riuscito, perché mai poteva farcela lui in mezzo a quel miliardo e 400 milioni di connazionali.
Di famiglia assai benestante, Zhou ha lasciato la Cina 13enne per approdare in Europa e correre in kart divenendo pilota del Ferrari Driver Academy. Nel 2015 ha debuttato nelle formule, nella F4 Italia è subito risultato vice campione (battuto solo da Ralf Aron), poi è salito nella F3 europea per tre stagioni, miglior risultato finale un ottavo posto. Nel 2019, il passaggio in Formula 2 dove ha vissuto per altri tre anni, terzo nel 2021. Intanto aveva lasciato la FDA per entrare nella Academy Alpine.
Infine, nel 2022 il grande sogno si è avverato trovando sistemazione in F1 nel team Sauber, primo cinese a disputare Gran Premi dopo il tentativo fallito di Ho Pin Tung e Ma Qinghua. Il Covid, gli ha impedito per due anni di visitare da pilota di F1 quel circuito che aveva visitato da bambino. Finalmente ce l'ha fatta lo scorso fine settimana. Il pubblico cinese lo ha acclamato per tre giorni come un eroe nazionale, l'impatto per lui è stato emotivamente sconvolgente. Gli spettatori si sono esaltati per i suoi sorpassi, anche se erano per conquistare un 14esimo posto o poco più su o poco più giù.
E quando a fine gara, conclusa in 13esima posizione, gli è stato permesso di parcheggiare la sua Sauber sul rettilineo di arrivo, poco dietro i primi tre classificati, è stata l'apoteosi. Zhou ha rivissuto come un fiume in piena quei 20 anni di sogni, sacrifici, emozioni, timori di non farcela, infine la realizzazione di un obiettivo inseguito per tutta la vita. Ed ora era lì, nudo, davanti a quella tribuna strapiena di suoi connazionali che lo idolatravano più di Max Verstappen. Lui c'è riuscito, lui è emerso in mezzo a quel miliardo e quattrocento milioni di cinesi.