Jacopo RubinoForse bastava un po' di pazienza: Antonio Giovinazzi sta diventando quello che ci aspettavamo. Monza è stata una tappa importante nel suo cammino, ma a Singapore la sua crescita e le sue potenzialità sono diventate ancora più evidenti. Non si guardi al semplice risultato (decimo posto al traguardo, contro il nono al Gran Premio d'Italia), ma principalmente al modo in cui è maturato. E sotto questa prospettiva, nella notte di Marina Bay il pilota dell'Alfa Romeo Racing è stato protagonista della migliore prestazione personale in Formula 1. A tratti persino esaltante.
Dalla quinta fila in griglia, ritardando il pit-stop, il portacolori dell'Alfa Romeo Racing ha provato l'emozione di viaggiare al comando: ad un pilota tricolore, non accadeva dal 2009 con Giancarlo Fisichella. "Spero che qualcuno abbia salvato la schermata di quei momenti!", ha poi scherzato. Ma 33 giri con il primo treno di gomme medie si sono rivelati troppi. Appena raggiunto da Sebastian Vettel e dal resto dei pretendenti alla vittoria, Antonio doveva essere prontamente richiamato dal muretto, che lo ha invece lasciato in balia degli altri avversari. Facendogli correre un grosso rischio nel contatto con Daniel Ricciardo. Non è tra l'altro la prima volta in cui la squadra svizzera adotta tattiche discutibili per la macchina numero 99.
Dopo la sosta ai box, Giovinazzi è perciò scivolato nelle retrovie, ma l'ingresso della safety-car gli ha permesso di restare in partita. Da lì, ha saputo tirare fuori il meglio di sé: "Dopo l'urto con Ricciardo, sono rimasto con la sospensione anteriore danneggiata per il resto della gara”, ha spiegato. "Lo sterzo tirava da un lato, è stata davvero dura, ma volevo fortemente quel punto e ho lottato". Nonostante la strategia, nonostante una macchina non al 100 per cento, il 25enne pugliese ha concluso decimo, con grinta, prendendosi il fatidico punto. Meritatissimo, per giunta essendo stato davanti al più esperto compagno Kimi Raikkonen sin dalla qualifica. Il confronto interno, scomodo a inizio stagione, ormai non spaventa più. Per fortuna non hanno inciso i 10" di penalità ricevuti dai commissari per un passaggio troppo vicino alla gru che stava rimuovendo la Williams di George Russell. Sarebbe stata una vera beffa.
"Ha disputato una gara eccellente, in pratica non ha sbagliato nulla. Se la safety-car fosse entrata in azione poco prima, parleremmo di un piazzamento incredibile", ha riconosciuto il team principal Frederic Vasseur. Una prestazione del genere, oltre a ribadire che Monza non era un exploit casuale, capita in una fase chiave: proprio lo scorso weekend su Antonio ha cominciato ad aleggiare l'ombra di Nico Hulkenberg, sempre in cerca di un sedile per il 2020 ora che la Haas ha preferito confermare Romain Grosjean. Senza dimenticare l'ipotesi Marcus Ericsson, se i dirigenti Sauber lo rivolessero titolare convinti dalla sua dote di sponsor.
Vanno comunque considerati anche gli equilibri con la Ferrari, che insieme alla scuderia di Hinwil ha stretto un'alleanza più ampia della semplice fornitura dei motori. Di sicuro da Maranello c'è il pieno supporto, come sottolineato alla vigilia da Mattia Binotto: "Antonio sta crescendo, merita di essere supportato. In questo momento credo che sia molto sotto pressione, penso sia giusto fargli sentire la fiducia della Ferrari. È un nostro pilota". Tornano subito in mente
le parole pronunciate dopo Monza, proprio sul tema rinnovo: "Continuando a far bene nessuno mi toglierà il posto", diceva Giovinazzi. E allora avanti così, che la strada imboccata è quella giusta.