3 Ago [19:18]
Doppiaggi troppo facili, ma
anche quella fase è competizione
Massimo Costa - XPB Images
C'era una volta... Non vogliamo essere passatisti, dio ce ne scampi, ma c'era un periodo in cui in F1 effettuare un doppiaggio costituiva una vera e propria arte. I piloti più veloci che raggiungevano quelli più lenti perché al volante di monoposto meno competitive, oppure perché non erano all'altezza della situazione (e negli anni Settanta, Ottanta, Novanta non mancavano coloro che appartenevano a questa categoria), dovevano compiere dei veri e propri sorpassi.
Il doppiato raramente metteva la freccia e si spostava di lato praticamente quasi fermandosi, come avviene in F1 oggi. Chi scrive, ricorda una frase di Pierluigi Martini, all'epoca coriaceo e velocissimo pilota della Minardi: "Se mi vuole doppiare deve tirarmi una bella staccata, vediamo se sa fare". Martini si riferiva a Damon Hill che guidava una super Williams nella metà degli anni Novata, ma per molti addetti ai lavori, l'inglese non era granché apprezzato per le sue qualità di guida.
Chi si trovava sullo schieramento di partenza dal centro gruppo in giù, aveva sempre buone possibilità di ritrovarsi doppiato da chi occupava le prime posizioni in gara. Ma i doppiati, come detto, non alzavano il piede tanto volentieri. A volte erano anche in lotta tra di loro e il leader della gara, quando li raggiungeva, se non era scaltro rischiava di perdere il vantaggio che aveva su chi lo seguiva, o addirittura veniva scavalcato. I doppiati, insomma, costituivano una seria variabile per il risultato finale del Gran Premio. Dunque, i doppiaggi erano veri sorpassi, i primi della classe dovevano prepararli accuratamente. Poi, certo, c'era il pilota più gentile, ma c'era anche quello che costringeva gli altri a tirare vere e proprie staccate.
In un periodo in cui nella attuale F1 il novanta per cento dei sorpassi è finto, determinato dall'uso del DRS, sarebbe interessante se si tornasse alla vecchia regola per cui il doppiato non deve cancellarsi, ma continuare a fare la sua gara. Le bandiere e le luci blu avvertono dell'arrivo dei più veloci, ma mettere la freccia, anzi, le quattro frecce, è quasi umiliante e toglie completamente l'essenza della competizione. La F1 non è l'Endurance dove una Hypercar è più veloce di 10 secondi rispetto a una vettura GT, che giustamente rappresenta un pericolo e deve farsi da parte immediatamente. No, in F1 la differenza è sempre molto contenuta tra il primo e il ventesimo, dunque, che ognuno faccia la sua corsa...
E invece no. Se soltanto un doppiato si azzarda a tenere un pilota delle prime posizioni dietro di sè per una curva, in direzione gara impazziscono, si accendono tutti gli allarmi possibili, e scatta una penalità. E per di più, assistiamo anche al teatrino del pilota al volante di monoposto veloci che con arroganza urla via radio che quelli più lenti devono spostarsi. Ah se ci fosse ancora un Martini in F1... Mi vuoi doppiare? Bene, ma tirami la staccata se sei capace.
La storia della F1, presenta poi alcune situazioni finite male tra il doppiato e il pilota che comandava la classifica del Gran Premio. Tutti ricordiamo quel che accadde nel 1982 quando Eliseo Salazar a Hockenheim, sul circuito vecchio, non vide Nelson Piquet e in una delle varianti che rallentavano i lunghi rettifili, gli taglò la linea. Incidente e scenetta di boxe con il brasiliano che prese a pugni il cileno. Ci fu poi nel 1988 Jean-Louis Schesser che a Monza, chiamato a sostituire Nigel Mansell per quella gara, buon ultimo alla prima variante non si avvide dell'arrivo di Ayrton Senna e lo eliminò. Quell'incidente precluse alla McLaren la possibilità di vincere tutte le gare di quella stagione.
Rcordiamo anche nel 1993 la lite furibonda tra Senna ed Eddie Irvine nel GP del Giappone. Il nord irlandese, al debutto assoluto in F1 con la Jordan proprio in quella corsa, gliela fece sudare anche troppo al brasiliano che lo stava per doppiare. Dopo una fase di pit-stop, Irvine era velocissimo e si sdoppiò da Senna con un grande sorpasso. Così Irvine si presentò al mondo della F1. Senna andò su tutte le furie e dopo aver vinto quella gara, tra lui e il rookie ci fu uno scambio di pugni nei box. Nel 2001, Juan Pablo Montoya era in testa al GP del Brasile, ma dopo aver doppiato Jos Verstappen, questi gli si mise subito in scia sbagliando la frenata e tamponando clamorosamente il colombiano.
Venendo ai giorni nostri, Esteban Ocon rese la vita difficile a Verstappen, nel GP del Brasile del 2018. Superato alla prima curva dalla Red Bull, il francese reagì subito alla seconda piega come per volersi immediatamente sdoppiare, ma col risultato di speronare Verstappen. A fine gara, Max ed Esteban ebbero un accesissimo confronto.
Nella foto, Leclerc doppia facile Sargeant