29 Ago [11:23]
Fabrizio Gollin al Goodwood Revival
Nella valigia, un completo anni ’60. Nel taschino, una pipa. In mano, un biglietto aereo per Londra. Lassù, Fabrizio Gollin troverà ad attenderlo una Ferrari Gto del 1966, pronta per la gara forse più insolita a cui il pilota di Castelfranco abbia mai preso parte in vita sua. Il Goodwood Revival, che si tiene ogni anno non troppo lontano dalla costa della Manica, nel sud della Inghilterra, è il raduno di appassionati di storia dell’auto più famoso d’Europa. Negli anni ’50, e fino alla metà degli anni ’60, Goodwood, assieme a Silverstone, ha ospitato le competizioni più importanti del Regno Unito. Qui correva la Formula 1; qui si tenevano la celeberrima Nove Ore ed il famoso Tourist Trophy.
Ai giorni nostri, una volta l’anno, ai primi di settembre, l’atmosfera in pista e nel paddock torna ad essere quella di un tempo: sul nastro d’asfalto si affrontano le stesse monoposto, le stesse sport, le stesse Gt di allora. Al volante, a volte i medesimi piloti: Stirling Moss, John Surtees, Jack Brabham, Phil Hill, Derek Bell, David Coulthard, Damon Hill, Gerhard Berger, Johnny Herbert, Wayne Gardner, Giacomo Agostini hanno tutti, prima o poi, fatto parte del manipolo. Accanto a loro, di anno in anno, i piloti più celebri tra quelli tutt’ora in carriera. Tutti, vecchi e giovani, vestiti come lo sarebbero stati se fosse capitato loro di attraversare il cancello d’ingresso negli stessi anni in cui la loro vettura scendeva in pista contro le altre armata. Fabrizio sarà quindi un “Gollin anni ‘60”: ecco perché il completo, l’impermeabile, il cappello. E la pipa: il pilota veneto non fuma, ma l’oggettino in radica era un “must” per un gentleman degli anni del boom. Se la rigirerà, spenta, tra i denti.
Perché, dentro i cancelli di Goodwood, dal 31 di agosto al 2 di settembre, non sono ammessi modernismi. I bilici che ospitano le officine mobili saranno parcheggiati rigorosamente fuori, mentre all’interno i meccanici (in tute d’epoca) potranno avvalersi solo di vecchi furgoni e strutture di allora. Una flotta di vecchie jeep, ex seconda guerra mondiale, faranno da navetta tra l’interno e l’esterno. Le signore che accompagnano i piloti, gli ospiti, i giornalisti, tutti saranno vestiti come se fossero appena usciti dalle pagine patinate delle riviste di quegli anni. Le moto, le biciclette, le auto di servizio: tutte periodo ’50 o ’60. A Goodwood, il tempo, per tre giorni, si fermerà. Unica eccezione: nonostante le ambulanze ed i mezzi antincendio siano rigorosamente d’epoca (e perfettamente funzionanti) all’interno, pronti ad intervenire se solo necessario, si nascondono mezzi modernissimi.
Perché Goodwood non è solo revival, ma anche competizione autentica: ed in gara, con la sicurezza non ci si può atteggiare: bisogna essere. D’altro canto, i piloti che scenderanno in pista (ed i proprietari delle auto che li hanno invitati) non si tireranno troppo indietro. Non si vedranno sportellate, che le vecchie signore rombanti hanno le ossa fragili (e costose). Ma si vedranno accelerazioni, sorpassi, staccate eseguite con la stessa classe e perizia di un tempo.
Che le intenzioni siano serie, lo dimostra la pignoleria con cui Fabrizio Gollin e Jean-Marc Gounon, suo compagno d’avventura, sono stati chiamati ad allenarsi: alla vigilia della manifestazione, scenderanno in pista per un test prima sul Circuito di Mallory Park, poi a Donington.