Mattia Tremolada
“Quando ho tagliato il traguardo di Gara-2 ad Abu Dhabi ero convinto che il mio capitolo in Formula 2 fosse terminato", attacca Luca Ghiotto. "Avevo già firmato per correre con l’Aston Martin del team R-Motorsport nel GT World Challenge Europe 2020, un progetto che mi entusiasma molto. Ero sereno e soddisfatto per il modo in cui ho concluso il mio percorso nel mondo delle formule ed era semplicemente arrivato il momento di fare il passo successivo”. Grazie alla vittoria nell’ultima corsa stagionale della F2, il pilota veneto si è assicurato il terzo posto nella classifica piloti, chiudendo nel modo migliore il proprio percorso nelle formule minori, iniziato nel 2011 in Formula Abarth.
Ma nel corso dell’inverno qualcosa è cambiato: la Hitech GP, squadra fortemente sostenuta nelle ultime stagioni dall’ultra milionario Dmitry Mazepin, presidente della Uralchem Integrated Chemicals Company e padre di Nikita, si è messa in contatto con Luca per riportarlo nella categoria cadetta. “È successo verso la fine del 2019 e insieme al mio manager Gianpaolo Matteucci abbiamo iniziato a trattare. Nonostante un paio di date fossero concomitanti con il mio impegno prioritario in GT, loro hanno mostrato di volermi fortemente e questo mi ha fatto molto piacere. Una volta chiarito questo punto, abbiamo facilmente trovato un accordo, è stato persino più semplice rispetto alle passate stagioni, quando ero totalmente concentrato sulla F2”.
Il tuo approccio al campionato sarà differente rispetto agli anni passati?
“Sicuramente il mio obiettivo principale sarà quello di aiutare la squadra, che è al debutto in Formula 2. Ma sono un pilota e ogni volta che mi calo nell’abitacolo di un’auto da corsa voglio vincere. Il fatto di non poter lottare per il titolo mi toglie un po’ di pressione dalle spalle, che potrebbe anche aiutarmi a correre meglio, con la mente sgombra”.
Come ti sei trovato con i nuovi pneumatici da 18” che saranno introdotti in F2 a partire da questa stagione?
“Il primo approccio con le nuove gomme è stato positivo, mi son trovato a mio agio fin dai primi chilometri percorsi. La prima giornata è stata complicata perché l’assetto di partenza era basato sui cerchioni più piccoli, quindi abbiamo dovuto lavorare per adattarlo. Una volta messa a punto la vettura ho subito avuto ottime sensazioni. Peccato che aggiungendo del peso alla vettura non si riesca a migliorare i tempi, perché a livello di dinamica credo sia un passo in avanti”.
Ritieni che l’introduzione degli pneumatici da 18” possa aiutare un team al debutto come Hitech GP?
“Certamente quando c’è una grossa novità tecnica le carte in tavola vengono mescolate. Per Hitech questo è un vantaggio, ma a prescindere la struttura della squadra è ben organizzata, diversi componenti del team provengono da altre squadre di F2 e quindi hanno già esperienza nel campionato”.
Poco dopo l’inizio della pandemia da Covid-19 R-Motorsport ha diffuso un comunicato in cui il Team Principal Florian Kamelger annunciava “la decisione di concentrare tutte le risorse della squadra sulla programmazione della stagione 2021”. Una frase che sembrava annunciare lo stop del team fino al termine dell’anno. Qual è la situazione in seno alla squadra svizzera?
“Il comunicato è stato un po’ strano e anch’io inizialmente avevo inteso le parole di Kamelger in questo modo. Ma da quello che mi risulta si è trattato semplicemente di una riorganizzazione delle attività di questa stagione e l’intenzione è di proseguire nel GT World Challenge”.
Com’è stata la tua prima esperienza con un’auto Gran Turismo a Bathurst?
“Unica! Nel corso dei miei primi giri di prove libere sono rimasto sbalordito dal circuito, che credo essere uno dei più difficili al mondo. Negli ultimi anni, la 12 ore di Bathurst è diventata una delle maratone più iconiche e ambite nel panorama dell’endurance, insieme alla 24 ore di Le Mans e a quella di Spa, e nell’aria si percepisce un’atmosfera speciale. È la pista cittadina più pazza e bella su cui abbia mai corso, anche meglio di Monaco”.
Cosa ti aspetti da questa stagione nel GT World Challenge?
“La macchina è molto bella da guidare. È stato difficile per me abituarmi allo stile di guida di una GT, che è completamente differente rispetto a quello richiesto in F2. Ora che le gare saranno più vicine l’una all’altra, sarà ancora più impegnativo passare da una formula ad una GT. I test però, sono andati bene, anche se con il Balance of Performance è difficile capire quali siano i reali valori in campo, ma a livello di passo gara sono sempre stato in linea con i miei compagni di squadra, che sono tutti piloti molto esperti con le vetture a ruote coperte. Sono fiducioso, anche se solo nella prima gara capiremo veramente il nostro livello di competitività”.
Quali sono invece gli obiettivi che ti sei posto a lungo termine?
“Sono arrivato ad un momento in cui ho dovuto cambiare direzione per assicurarmi un futuro da pilota professionista, abbandonando il sogno di correre in Formula 1, che ritengo comunque essere la massima ambizione per un pilota. Il mondo del GT offre sicuramente più opportunità. Già a fine 2018 abbiamo avuto i primi contatti con R-Motosport e quando una squadra di questo livello mostra tanto interesse, è difficile voltargli le spalle. Non so dove sarà il mio futuro a lungo termine, ma per ora sono molto contento di questa occasione”.
Tuo papà Franco ha corso a lungo nel Campionato Italiano Sport Prototipi, laureandosi campione nazionale nel 2008. È stato contento di vederti su un prototipo LMP1 lo scorso anno?
“Mio papà ha svolto un ruolo fondamentale nella mia carriera e la passione per il motorsport l’ho ereditata da lui e dal resto della mia famiglia. Ha sempre apprezzato molto i prototipi, perché leggeri e dotati di tanto carico aerodinamico. Quando ho avuto l’opportunità di correre con la Ginetta LMP1 ufficiale al Fuji, credo che lui fosse il più entusiasta. È stata una bellissima esperienza, sarebbe bello tornare alla guida di quella vettura”.
Sei stato molto attivo nelle gare online negli scorsi mesi, come hai vissuto questa ondata di grande entusiasmo verso il sim racing?
“Correre al simulatore è molto divertente e credo che tanti piloti si siano appassionati proprio durante questo periodo di isolamento. È molto simile al motorsport reale, specialmente nel suo elemento competitivo e ormai è diventato parte integrante delle competizioni. Quello che abbiamo vissuto in questi mesi è stato il salto di qualità definitivo. Certo, l’affluenza in parte diminuirà nei prossimi mesi, anche per una questione di tempo libero a disposizione di noi piloti, che in queste settimane è quasi illimitato. Però, credo che molta gente che si è avvicinata in questo periodo al simulatore e che ha investito molti soldi in una postazione, cercherà di sfruttarla anche quando le competizioni vere ripartiranno”.