Marco Cortesi - Foto Masakatsu Sato
Uomo chiave della lotta Nissan al vertice del SuperGT, Ronnie Quintarelli riparte determinato a tornare al successo dopo una stagione non facile. La GT-R, ormai sulle scene da molto tempo, sente il peso della sfida da parte di vetture che nascono, anche nel modello stradale, con un occhio alle gare. Questo porta i team e i piloti della marca ad un super-lavoro di sviluppo. Quest’anno, i cambiamenti interni e di organico saranno tanti, e in più ci sarà un elemento extra: le tappe “in comune” col DTM in cui (anche se non valide per il campionato) bisognerà far bella figura.
Qual è il bilancio della stagione invernale?
“Finora il prestagione è andato bene e siamo stati veloci, anche se finché non saremo in qualifica a Okayama sarà impossibile dare dei valori con certezza. Sappiamo che le Honda si sono “nascoste” e non abbiamo visto il loro vero potenziale. Noi ci confrontiamo coi compagni di marca, e anche le Lexus sembrano più o meno sullo stesso piano.”
Su cosa si è lavorato principalmente nell’inverno?
“Abbiamo lavorato sulla vettura nella parte anteriore, che è stata aperta allo sviluppo per tutte e tre le case. Ritoccando la zona dei flap siamo riusciti a guadagnare carico rendendo la macchina più guidabile. Al posteriore infatti, avendo una grande ala, il carico non manca, mentre la criticità maggiore riguarda l’avantreno. Lo sviluppo è rimasto aperto sia sul motore, sia sulle gomme, che ricoprono un ruolo importantissimo. Il SuperGT è rimasto l’unico campionato con gomme libere, e come sempre è un tema centrale.”
I vostri avversari continuano a cambiare vettura, da voi la GT-R c'è da oltre 10 anni. E' uno svantaggio?
“Più che altro paghiamo un po’ il fatto che la nostra vettura, nel modello stradale, sia veramente di grande produzione. Pare ad esempio che le Lexus siano andate in galleria del vento addirittura prima in versione “corsaiola”, mentre noi ci dobbiamo adattare a delle forme… stradali”
Nella foto, da sinistra, Quintarelli, Hirate, Matsuda
Vi attendevate la rivoluzione in termini di piloti che c’è stata in Nissan?
“Già alla metà dello scorso anno c’erano state voci di cambiamento. Ci si aspettava il ritiro di Satoshi Motoyama, che pur essendo una leggenda e ottenendo prestazioni eccezionali anche oltre i 45 anni, aveva iniziato a soffrire. Il cambiamento è stato importante: speriamo di vedere tutte le Nissan diventare competitive, perché fare gruppo è importante per puntare al titolo. È anche molto interessante per noi l’arrivo di Makowiecki, pilota Michelin, che incrementerà la sinergia tra le due squadre della casa francese.”
I fan vi hanno letteralmente preso d’assalto ai test del Fuji, ve l’aspettavate?
L’affluenza di pubblico anche ai test è stata enorme. Ma è normale perché qui in Giappone c’è molta attenzione alle persone che guardano la gara e in particolare ai bambini. A partire dal fatto che, ad esempio, le macchine molto riconoscibili, e ciascuna ha un nome diverso, quello del rispettivo sponsor. Poi ci sono tanti gadget anche per i più piccoli, e si appassionano subito. Lo vedo con mio figlio Leo che segue il campionato e, quando ci sono le gare, non si schioda dalla TV. Si ricorda tutto quello che è successo in tutte le corse, anche quelle del passato!”
Cosa ne pensi dell’unione regolamentare e degli eventi congiunti col DTM?
“E’ una buona iniziativa. I costruttori giapponesi sono interessati a guadagnare popolarità oltre i confini nazionali anche perché ormai il SuperGT è la categoria di riferimento indiscussa in Giappone, e questa collaborazione offrirà nuove opportunità. I giapponesi tendono un po’ a chiudersi, e confrontarsi anche coi costruttori europei sarà sicuramente uno stimolo.”
L’approccio delle due categorie è però molto differente…
“La filosofia generale è diversa. In SuperGT tutto è fatto per il pubblico e per la performance, non ci sono ad esempio grandi hospitality per gli sponsor, ma ci sono molti più test e, anziché il monogomma, c’è una competizione libera tra costruttori di pneumatici. In Giappone si punta molto sui giovani e si investe per il futuro. Ci sono tanti ingegneri che devono studiare per crescere, e i test servono anche a farli lavorare. Il risultato è che giriamo e proviamo molto di più. Per le due gare “congiunte” il fatto di correre col monogomma come quello del DTM sarà un po’ un problema. Da noi si investe tanto sulle gomme, e a volte meno ad esempio sui dettagli del set-up che a parità di coperture diventano fondamentali. Ci sarà da lavorare!”
Vedremo un Ronnie Quintarelli che corre sia in SuperGT che in DTM?
“Se ci fosse la possibilità, ovviamente con Nissan, perché no?”