13 Apr [19:15]
La NASCAR sospende Larson
per parole razziste in una gara iRacing
Marco Cortesi
L’aumento dell’attenzione mediatica sulle gare virtuali (unito ad una discreta dose di idiozia) è costato carissimo a Kyle Larson. Il pilota del team Ganassi è stato sospeso a tempo indeterminato dalla NASCAR e da iRacing per un epiteto razzista proferito durante una competizione online, sembrerebbe in modo scherzoso al suo spotter. Va detto che gli insulti di natura razziale vanno ben oltre il concetto di gara virtuale o reale, e ricoprono una particolare gravità in particolare in un momento di grandi tensioni su questo tema.
Larson, che tra l’altro è di origine giapponese (la sua famiglia fu internata durante la seconda guerra mondiale) è arrivato al top col programma NASCAR per le minoranze: dovrebbe avere la possibilità di riottenere la sua licenza dopo un corso attitudinale. Certo, c’è anche l’eventualità che il team Ganassi, che gli ha sospeso lo stipendio, non lo voglia più. Per lo stesso insulto, altri piloti sono finiti in guai seri anche molti anni dopo come per Derek Daly, che oltre alla figuraccia fece perdere lo sponsor principale al figlio Conor 30 anni dopo.
La settimana scorsa, durante l’appuntamento NASCAR ufficiale di iRacing, Bubba Wallace era stato “appiedato” dal suo sponsor per non avere completato la corsa per rabbia in seguito ad un contatto. “Noi non sponsorizziamo gente che molla”, hanno spiegato. A quanto pare, la ribalta delle competizioni virtuali sta rendendo vulnerabili i piloti, se non dal punto di vista dell’incolumità fisica, da quello dell'immagine.