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2 Feb [19:19]

La favola dei Lacorte a Daytona
Nico: "Ho vissuto una esperienza unica"

Massimo Costa

Dividere l'abitacolo di una vettura da corsa con il proprio figlio. O, se volete girarla al contrario, dividere l'abitacolo di una vettura da corsa con il proprio padre. Una rarità, soprattutto se si parla di una competizione di altissimo livello quale è la 24 Ore di Daytona, prima tappa del campionato americano Imsa. Eppure, è accaduto. E il record di tale impresa è tutto italiano.

Una favola. A scriverla nella pietra centenaria della classica della Florida, sono stati Roberto e Nicola Lacorte, padre e figlio, con la Ferrari 296 GT3 del Cetilar Racing. A memoria non si hanno precedenti simili, italiani, nella 24 Ore di Daytona. A raccontarci questa vera e propria avventura, condivisa con Antonio Fuoco e Lorenzo Patrese, è Nicola, 17 anni, ovviamente privo della patente stradale, ma già lanciatissimo al volante di una Ferrari e quest'anno al debutto in Formula 3.

Nicola, come è nata l'idea di partecipare con tuo padre ad una classica difficile come la 24 Ore di Daytona?
"Lui corre da diverso tempo nelle gare Endurance e l'ho sempre seguito con curiosità. Gli ho chiesto più volte quando si sarebbe potuta creare l'occasione di affrontare una corsa insieme, ma non si presentava mai la giusta opportunità, finché la chiave è stata proprio la 24 Ore di Daytona. Il mondo delle gare Endurance l'ho sempre trovato affascinante, soprattutto quello americano, e poter affrontare un evento come quello di Daytona, con mio padre, è stato qualcosa di speciale".

Avevi mai girato prima una vettura GT?
"Ho potuto svolgere una sola giornata di test a Montmelò prima di volare in Florida...".

Decisamente poco...
"Sì, ma con la preparazione assimilata in questi anni con le formule, il limite di una macchina GT lo si raggiunge con una certa facilità. Daytona poi, è un tracciato abbastanza semplice, presenta poche curve tecniche e solo la variante Bus Stop risulta complicata perché vi si arriva con tanta velocità, presenta cordoli alti, e bisogna stare attenti".

Purtroppo vi siete ritirati verso la metà della gara, ma fino a quel punto come l'hai vissuta?
"Roberto, mio papà, ha svolto la qualifica e da regolamento è lui che ha preso il via della corsa. Ha affrontato un doppio stint e allo scadere delle due ore di gara partita alle 13.40, sono salito in macchina. Sono entrato in pista senza timori, deciso, e da 19esimo di classe sono risalito fino al terzo posto".



Uno stint notevole il tuo. Ma non ti sei trovato in difficoltà con le più veloci Lmdh?
"Avevamo due spotter che ci segnalavano ogni situazione di gara, e anche se per me era tutto nuovo, mi sono trovato bene. Ho anche gestito bene le gomme e il carburante, tutte cose apprese nelle prove pre corsa che si sono tenute la settimana precedente a Daytona. Quando sono rientrato ai box, verso le 18, per lasciare ai miei compagni la 296, iniziava il tramonto e devo dire che è stato tutto molto suggestivo".

A quel punto hai affrontato una nuova fase per te, quella del riposo aspettando il proprio turno di guida, notturno...
"Tolto il casco, ho condiviso con gli ingegneri le mie impressioni sul comportamento della macchina, poi mi sono rilassato e ho dormito un po', contento di quanto avevo fatto. Il nostro coach, Giorgio Sernagiotto, mi aveva consigliato per riposare al meglio di non pensare o assistere a quel che sarebbe accaduto in gara dopo di me, ma di limitarmi a rivedere mentalmente il mio stint. Visto che era andato bene, ho dormito tranquillo".

Quando era previsto il tuo rientro sulla Ferrari 296?
"Dovevo rimonare in auto a mezzanotte, poi la strategia era cambiata e il mio turno sarebbe iniziato all'una di notte. Purtroppo in quella fase, Fuoco ha incontrato dei problemi tecnici. Dopo che sono state fatte le verifiche, mio padre è entrato in pista per compiere un giro, solo per confermare il ritiro" .

Che peccato, non hai potuto vivere la notte in pista...
"Sì, ma almeno col buio avevo guidato nel corso delle prove libere. Sono stato comunque molto soddisfatto della stupenda esperienza vissuta, che non ha fatto altro che confermare il mio pensiero su questa tipologia di corse americane".



Quindi com'è stato ritrovarsi fianco a fianco con papà, entrambi nelle vesti di pilota?
"E' stato bello e anche se ci siamo ritirati, posso dire che è andato tutto bene. Non c'era rivalità ovviamente, sapevo di essere più veloce di lui. All'inizio, Lorenzo Patrese, che nel GT ha già corso due stagioni, era un punto di riferimento per me, e pagavo un certo distacco, che però si riduceva ogni volta che salivo in macchina. Papà era molto teso per questa nostra avventura, ma alla fine è andata bene".

Vi rivedremo insieme?
"Chissà, magari una volta conclusa la stagione di F3 potremmo riprovare a correre in una delle ultime gare stagionali dell'Imsa".

A proposito di F3, sei pronto per la stagione del debutto?
"Prontissimo, col team Dams abbiamo svolto alcuni test e sono stato abbastanza soddisfatto. Prevedo un anno di esperienza e sono contento di far parte di questa squadra francese che ha una grande storia nel motorsport e che si pone grandi obiettivi".