7 Mar 2005 [16:42]
L'antisportività della Bar-Honda
getta un'ombra sui nuovi regolamenti
Le leggi sono fatte per essere aggirate. Specialmente in F.1, dove vi sono persone pagate fior di quattrini per studiare con puntiglio i regolamenti tecnici e sportivi solo per scoprirne lacune e mancanze e, di conseguenza, intervenire là dove vi sono le zone d'ombra. E' sempre stato così, dal primo anno del mondiale ad oggi e nessuna squadra può dirsi immune da certe furbate. Domenica 6 marzo, la palma dell'antisportività va alla Bar-Honda. La squadra di mister Nick Fry ha pensato bene, nel corso dell'ultimo giro del GP di Australia, di far rientrare ai box le monoposto di Jenson Button e Takuma Sato, che erano lontane dalla zona punti. Fingendo il ritiro, il team Bar potrà usufruire nel GP della Malesia di due nuovi motori di zecca per i suoi piloti mentre gli altri, chi cioè si è attenuto al regolamento, dovrà disputare le prove libere, le qualifiche e la gara di Sepang con lo stesso propulsore di Melbourne.
Prima dell'avvio del mondiale, da più parti sulla stampa era emersa la possibilità che qualche team potesse giocare sporco, come ha fatto la Bar, approfittando della lacuna lasciata nel regolamento. Ma gli uomini della FIA avevano detto che per i team non sarebbe certo stato conveniente fermare le proprie monoposto volutamente, sia per il danno di immagine sia per le reazioni degli sponsor e via dicendo. Lasciando poi intendere che sarebbero stati fatti dei controlli sulle macchine degli eventuali furbi con aggiunta di multa se presi con le mani nella marmellata. E' il caso della Bar. La cosa sconvolgente è che Nick Fry, team manager, e Geoff Willis, ingegnere, hanno ammesso tutto senza problemi, come fosse la cosa più logica e sportiva da fare. Chissà cosa ne pensano in casa Honda, sempre attenti a sembrare corretti e puliti... L'augurio è che la FIA intervenga duramente per evitare il ripetersi di così plateali gesti antisportivi.
Massimo Costa