8 Ago [17:43]
Newey alla Aston Martin?
La Rivoluzione fallita della Ferrari
Massimo Costa - XPB Images
Si leggono in questi giorni, articoli sulla rivista Autosprint riguardanti la decisione di Adrian Newey sul suo futuro post Red Bull. Che non sarebbe targato Ferrari, come i tifosi di Maranello sognavano dall'inizio della stagione, bensì Aston Martin. Da qualche settimana, vari colleghi inglesi e i pochi inviati italiani sulle piste del Mondiale F1, lasciavano intendere che questa era la decisione presa: Newey sarà il progettista della Aston Martin.
Non è l'offerta economica, un totale di 100 milioni totali per quattro anni messa sul tavolo da Lawrence Stroll, ad avere fatto la differenza, bensì la possibilità di ricevere carta bianca assoluta sugli aspetti tecnici e tutto ciò che comporta il suo coinvolgimento nel progetto per cercare di portare il team Aston Martin ai livelli da assoluto. Lawrence Stroll gli avrebbe aperto tutte le porte possibili immaginabili della splendida sede che sta per essere completata, perché è così che ci si comporta davanti a un Genio, se lo si ritiene tale. E davanti a un uomo di 65 anni che ha vinto di tutto con più squadre, non si può certo avere la pretesa di limitarlo.
Ci si stupisce del fatto che Newey abbia inviato a Maranello una lunga serie di richieste, non personali, ma lavorative. Ebbene, quale sarebbe stato il problema? Lui è abituato ad agire in un certo modo, la storia insegna che è corretto concedergli ogni necessità. In Red Bull, in pochissimi anni ha portato un team completamente nuovo a conquistare dopo cinque stagioni quattro mondiali in fila, grazie anche alla sua scelta di utilizzare motori Renault e non Ferrari, che inizialmente equipaggiava la Red Bull.
A Maranello era iniziata quella che si poteva definire una vera e propria Rivoluzione con l'allontanamento di Mattia Binotto e il conseguente arrivo di Frederic Vasseur, seguito dal clamoroso annuncio dell'accordo con Lewis Hamilton. Nel frattempo, tanti volti nuovi sono approdati nel dipartimento tecnico del team Ferrari. Ma se si voleva veramente ribaltare la situazione attuale della Ferrari, Newey era la pennellata finale sul passato, che avrebbe reso estremamente felice Hamilton.
E invece, no. Se l'ex presidente Luca di Montezemolo aveva permesso a Jean Todt di portare in Italia Ross Brawn e Rory Byrne per creare la svolta con Michael Schumacher, l'attuale presidente John Elkann si è arenato davanti al compiere il passo definitivo. E a metterci la faccia è stato Vasseur, parlando di gruppo, di collettivo, eccetera. Non una novità, ogni team capace di vincere un mondiale raggiunge l'obiettivo grazie alla forza di un sistema perfettamente oliato, ma come abbiamo sempre visto in F1, sopra tutti c'è una mente geniale, carismatica, che fa la differenza.
La Ferrari ha buttato al vento la più grande opportunità tecnica mai creatasi dai tempi dell'accoppiata Brawn-Byrne per motivi incomprensibili, futili: non concedere lo spazio adeguato richiesto dal Genio se, come detto sopra, lo si considera tale. Evidentemente, qualcuno alla fine ha pensato che Newey non lo è.