Massimo Costa - XPB ImagesSi fa un gran parlare, e non potrebbe essere diversamente, delle imprese mastodontiche che compie Max Verstappen per il quale non si trovano più aggettivi, neanche in svendita, per definirlo. Nel bene e nel male. Ma nel paddock F1, c’è un altro ragazzo che meriterebbe la medesima considerazione e, invece, sotto i riflettori non ci finisce quasi mai. Neanche se vince un Gran Premio, come quello di Budapest, dopo appena 35 presenze nella massima formula. E sì, perché la sua impresa ungherese è stata di quelle da raccontare ad alta voce, ma prima è stata messa in cattiva luce dal comportamento poco simpatico del suo compagno di squadra Lando Norris, e poi sotterrata da quello non degno di un campione del mondo, leggi le offese continue via radio rifilate da Verstappen agli attoniti ingegneri di pista e strateghi della Red Bull.
La vittoria di Piastri, è parsa per alcuni quasi un furto a Norris, in realtà è stato l’inglese a farlo sembrare così, scusandosi poi in ritardo. E per tutta la settimana che ha portato il carrozzone della F1 da Budapest a Spa, non si è che parlato di Verstappen e della Red Bull nonché del futuro di Sergio Perez. Piastri? Dimenticato, come se fosse stato normale aggiudicarsi la prima gara nel Mondiale dopo un solo anno e mezzo di F1. Ma il buon Oscar ha un gran difetto (per alcuni, sia ben inteso): è gentile e non fa il simpatico per forza alla Daniel Ricciardo. Sta nel suo, rilascia sempre dichiarazioni intelligenti e veritiere. Ed è corretto, molto corretto, in pista. Nonostante non rifili sportellate a destra e sinistra, ha vinto una Eurocup di F.Renault, un campionato di Formula 3 e Formula 2 nel giro di tre anni, e sta costantemente con i migliori in F1.
Ecco sì, forse è proprio per questo che non è popolare. Alle TV piacciono quelli che fanno casino, leggi reality vari, quelli prepotenti che buttano fuori gli altri, offendono il prossimo e quelli che hanno sempre il sorriso, anche se non sempre veritiero. Per fortuna, Piastri è lontano da tutto ciò, dai The Piper’s Call (i pifferai), come canta David Gilmour, “ma raccoglierai quel che semini” dice mister Pink Floyd. Parole che calzano perfettamente al pupillo di Zak Brown e dell’ex pilota F1 Mark Webber, fautore del passaggio dalla Alpine alla McLaren (con tanto di furiose polemiche francesi) che ha determinato la svolta della carriera di Oscar. Un nome, un programma.
Piastri deve migliorare un tantino in qualifica, anche in Belgio ha ammesso di aver commesso un errore di troppo nel Q3, ma una volta che si sistemerà, che diverrà preciso come un orologio svizzero, e continuerà ad avere tra le mani una monoposto competitiva, perché senza di quella non si va da nessuna parte come sta dimostrando Verstappen nelle ultime quattro gare, allora saranno dolori per tutti. Anche per Norris, che pur avendo sulla groppa quasi 100 Gran Premi in più, sembra soffrire non poco il suo vicino di box.
Domenica, Norris ha subito sbagliato l’uscita dalla prima curva, la Source, andando chissà perché largo e mettendo due ruote sulla ghiaia. Risultato, perse tre posizioni in un batter d’occhio, da quarto a settimo. E da lì non è ne è più venuto fuori. Una corsa che poteva anche vincere, quanto meno salire sul podio, lo ha visto concludere sesto, poi passato quinto per la squalifica comminata al vincitore George Russell.
Abbiamo scritto poco sopra che quando Piastri si ripulirà delle troppe virgole che mette qua e là, sarà dura per tutti, ma anche Norris deve cancellare le disattenzioni che nelle ultime corse lo stanno sommergendo. Quasi avesse timore di stare costantemente là davanti. E dire che lui, a differenza di Oscar, è in F1 dal 2019. Piastri invece, a Spa non si è fatto intimorire durante la corsa, al secondo tentativo ha compiuto uno splendido e correttissimo sorpasso a Leclerc, a sua volta molto bravo a non spingerlo verso l’esterno della variante di Les Combes, e poi si è lanciato all’inseguimento delle due Mercedes. Le ha raggiunte e se ci fossero stati due giri, o anche uno, in più la vittoria poteva essere sua.
Avrebbe superato Hamilton? Probabile, e vista la squalifica a Russell, i giochi erano fatti. Ecco, l’errorino Piastri non lo ha espresso in pista, ma nella pit-lane quando è arrivato mezzo metro lungo perdendo un paio di secondi e facendo prendere uno spavento al meccanico che si pone davanti alla vettura per sollevarla. Senza quei decimi lasciati ai box, Piastri poteva acchiappare le due Mercedes un giro prima, dopo di che il risultato di Spa 2024 poteva essere ben diverso.
Avviso ai naviganti, Piastri è pronto, prontissimo, per disegnare grandi cose ed è nel team giusto per crescere al meglio sotto l’ala protettrice del team principal Andrea Stella e i consigli di Webber. Nelle ultime quattro gare, l’australiano ha ottenuto 80 punti. Norris? 49. Verstappen? 58. Come lui soltanto un sette volte campione del mondo, Hamilton.