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28 Ago [17:49]

Piloti USA e Formula 1, negli
ultimi 35 anni nulla di positivo

Massimo Costa - XPB Images

L'ultima vittoria di un pilota statunitense in F1? Quella di Mario Andretti nel GP di Olanda del 1978 con la Lotus-Cosworth, anno in cui si è laureato campione del mondo per la prima e unica volta. Andretti, 12 successi in totale, non è stato l'unico pilota USA a conquistare il mondiale. Prima di lui ci era riuscito Phil Hill nel 1961, con la Ferrari, tre vittorie nei Gran Premi.

Altri piloti americani vincenti in F1? Richie Ginther con la Honda nel 1965, un solo successo, poi Dan Gurney quattro volte primo tra il 1962 e il 1967, l'ultima volta a Spa con una vettura di propria costruzione, la Eagle. Infine, Peter Revson, nella foto sotto, che ha conquistato due Gran Premi nel 1973 con la McLaren e che purtroppo ha trovato la morte pochi mesi dopo, nel GP di Kyalami del 1974. Ricordiamo anche un podio nel 1971 per il compianto Mark Donohue (terzo a Mosport per la McLaren) e uno per George Follmer, terzo a Jarama nel 1973 con la Shadow.



Dal 1978 al 1989, in F1 ha corso Eddie Cheever. Una lunga e bella carriera per quello che era definito l'americano di Roma. Nato a Phoenix, è infattii cresciuto automobilisticamente in Italia trovando anche moglie. Tanti i risultati impoirtanti di cui ben nove podi, ma mai una vittoria.

Da Cheever in poi, per i piloti statunitensi in F1 è calato il buio e Logan Sargeant, appiedato dalla Williams dopo il GP di Olanda, ne è l'emblema. Seppur cresciuto in toto nelle categorie europee, dove si era distinto in diverse occasioni in F4, F3, F2, giunto in F1 il ragazzo di Fort Lauderdale non ne ha azzeccata una in 36 gare disputate, provocando numerosi incidenti tanto da essere stato nel 2023 il pilota il primo nella speciale classifica che conteggiava dal punto di vista economico i danni provocati: oltre 4 milioni. E quest'anno, si è ripetuto in diverse occasioni costringendo il team principal James Vowles a metterlo a riposo.



Prima di Sargeant, negli anni recenti in F1 era approdato il californiano di chiari origini italiane Alexander Rossi. Anche lui si era fatto le ossa in Europa vincendo la F.BMW, ottenendo bei risultati in GP3, World Series Renault, GP2. Con la Caterham nel 2013 e 2014 ha partecipato a qualche turno libero dei Gran Premi, nel 2014 il debutto con la Manor,, nella foto sopra, ma per lui solo cinque gare svolte. La F1 non lo ha considerato per il 2016 e lui se ne è andato in Indycar dove ha subito vinto la 500 Miglia di Indianapolis. Da allora, ha sempre gareggiato in Indycar e tuttora è tra i protagonisti.

Andando ancora indietro di qualche anno, con la Toro Rosso si era fatto largo nel programma Junior Red Bull, Scott Speed . Una stagione nel 2006, poi il licenziamento nel corso del 2007 causa litigi con il team principal Franz Tost. E la sua avventura in F1, nella foto sotto, si è conclusa dopo 28 Gran Premi. Dopo di che, si è dedicato alla Nascar e recentemente al Rallycross USA dove è risultato imbattibile.



Nei primi anni Novanta ci ha provato con la McLaren il figlio di Mario Andretti, Michael. Ma nulla è andato per il verso giusto in quel 1993 al fianco di Ayrton Senna e dopo 13 gare, Ron Dennis lo ha licenziato. Michael è così tornato in Indycar, dove era già una star, proseguendo in tale ruolo. E una volta ritiratosi, ha fondato un proprio team svariando tra Indycar, Imsa, Formula E col tenativo per ora fallito di entrare in F1.

Riassumendo, dal 1990 in poi soltanto Andretti junior, Speed, Rossi e Sargeant hanno trovato un sedile in F1. Decisamente troppo poco per una nazione come gli USA, che vanta una categoria importante come la Indycar (prima si chiamava CART, poi Champ Car) e un buon movimento di allievi nelle categorie inferiori. Ed ora, anche ben tre Gran Premi F1 nel calendario con Miami, Austin, Las Vegas. Nonostante ciò, all'orizzonte non si vedono nuovi arrivi USA nel Mondiale, in F2 c'è Jak Crawford legato all'Aston Martin, unico rappresentante della bandiera a stelle e strisce nelle serie che contanto in Europa,
RS Racing