Michele Montesano
Veni, vidi, vici. Nell’anno del ritorno nella classe top del FIA WEC e con l’esordiente 499P, Ferrari ha sbancato la 24 Ore di Le Mans del Centenario. L’ultima vittoria assoluta del Cavallino Rampante, nella maratona francese, risaliva al 1965 con la Ferrari 250 LM dell’americana NART guidata da Jochen Rindt e Maesten Gregory. Sono trascorsi ben cinquantotto anni in attesa di rivedere una Rossa salire sul gradino più alto del podio. Protagonisti dell’impresa gli uomini di Maranello e la AF Corse di Amato Ferrari, capitanati da Antonello Coletta, colui che ha fortemente voluto la discesa in campo della Ferrari nella classe Hypercar del Mondiale Endurance.
Il nuovo capitolo della storia del Cavallino Rampante a Le Mans porta la firma di Antonio Giovinazzi, James Calado e Alessandro Pier Guidi. Per quest’ultimo, chiamato a portare a battesimo la 499P nello shakedown di Fiorano di circa dieci mesi fa, si è chiuso un cerchio con l’arrivo vittorioso sul traguardo. Non solo, coppia fortissima in GT (è loro l’ultimo trionfo a Le Mans della 488 GTE nel 2021), Pier Guidi e Calado sono riusciti a centrare il successo anche nei prototipi dimostrando, ancora una volta, la loro bravura e il loro affiatamento. Vittoria del riscatto per Giovinazzi, bravo e velocissimo a calarsi in un mondo tutto nuovo e complesso come solo le gare di durata possono essere.
Quelle appena trascorse sono state 24 ore vissute con un ritmo intenso pari ad altrettante gare sprint. Le grandi sfidanti Ferrari e Toyota non si sono minimamente risparmiare fin dal semaforo verde. La pioggia, caduta a più riprese, ha rimescolato le carte introducendo una variabile in più. Le GR010 Hybrid sono apparse subito velocissime con le Michelin Soft. Poi, una strategia iniziale non ottimale, ha fatto retrocedere le LMH nipponiche a centro gruppo costringendo i piloti a vivere una prima frazione di gara tutta in rimonta. Ferrari, al contrario, già nel corso delle prime ore è sempre stata costantemente nelle posizioni di vertice.
I brividi più intensi li ha vissuti Pier Guidi, il primo verso mezzanotte. Autore di uno stint magistrale sotto la pioggia, il piemontese è stato veloce a schivare una Porsche 911 RSR e una Glickenhaus andate in testacoda dinanzi a lui. Le gomme fredde però non hanno aiutato, infatti il ferrarista si è trovato costretto a richiedere l’intervento dei commissari per disincagliare la 499P rimasta ferma nella ghiaia. Scampato il pericolo, la Ferrari numero 51 ha ripreso a marciare sui 13,626 km del Circuit de la Sarthe per darsi battaglia con i campioni in carica della Toyota Buemi-Hartley-Hirakawa. Calado è stato il vero mago della notte. Instancabile, l’inglese ha imposto un ritmo infernale neanche minimamente eguagliato dagli avversari.
La notte ha però anche dimezzato le forze in campo sia di Ferrari che di Toyota. In regime di Slow Zone, Kamui Kobayashi è rimasto coinvolto in un incidente venendo travolto dalla Ferrari JMW di Louis Prette. La GR010 Hybrid del giapponese ha subito danni irreparabili sancendo il definitivo ritiro.
Alle 2.00 è arrivata la doccia fredda per Antonio Fuoco, costretto a effettuare una sosta supplementare. Saldamente nelle posizioni di vertice, il calabrese ha centrato un detrito in pista che ha danneggiato il radiatore dell’ERS della 499P. Nonostante una riparazione velocissima, da parte dei meccanici di AF Corse, Fuoco è tornato in pista con un distacco di sei giri dalla vetta. Encomiabile lo sforzo dell’equipaggio della numero 50 che, a suon di giri veloci, è riuscito a concludere la 24 Ore di Le Mans in quinta posizione assoluta.
Le prime luci dell’alba hanno quindi visto emergere per prima la Toyota di Hirakawa. Ma il nipponico, dopo aver investito una lepre, è stato obbligato a rientrare ai box per sostituire il muso danneggiato. Pier Guidi è stato chiamato immediatamente per il cambio piloti e, al termine di una sosta completa, gli uomini di Maranello hanno rispedito Calado in prima posizione. Il testimone è poi passato a Giovinazzi bravo ad allungare su un sempre irriducibile Buemi.
Quindi è toccato nuovamente a Pier Guidi prendere le redini della 499P. Ma, al momento di riaccendere la vettura, il motore non ha dato alcun segno di vita. Prontamente guidato dal muretto box, il piemontese ha riavviato la parte ibrida per riprendere la gara. Scivolato nuovamente in seconda posizione, Pier Guidi ha sfruttato le gomme appena montate per recuperare il terreno perso su Buemi e infilarlo all’esterno della seconda chicane dell’Hunaudieres.
Incassato il sorpasso, la Toyota ha venduto cara la pelle. Ancora una volta è toccato dapprima a Calado e poi a Giovinazzi resistere ad una guerra di logoramento. L’esito della battaglia si è giocato sul filo dei secondi, con Hartley arrivato nei tubi di scarico della 499P. Ma in un duello così serrato, ogni errore, seppur minimo, si paga con gli interessi. Ne sa qualcosa Hirakawa che, a un’ora e mezza dalla bandiera a scacchi, ha perso in frenata la GR010 Hybrid toccando le barriere di Arnage. Moralmente distrutto, il giapponese ha riportato la vettura ai box con la carrozzeria segnata. Sostituiti muso e cofano, la Toyota è ritornata in pista, ma i giochi si sono di fatto chiusi in quell'istante.
Gli ultimi giri, vissuti in apnea nel box Ferrari, sono stati interminabili. Ma Pier Guidi, dall’alto della sua esperienza, ha mantenuto i nervi saldi per poi sciogliersi in un urlo di gioia appena varcato il traguardo. L’equipaggio della 499P numero 51, le due cifre più vittoriose nella storia recente del Cavallino Rampante in GT, ha aggiunto una nuova perla al suo ricco palmares. Il primo trionfo che profuma di antico ma che guarda dritto al futuro, quello luminoso della Ferrari nell’Endurance.