Massimo Costa - XPB ImagesLa bella serie SENNA in programma da pochi giorni su Netflix, ha riportato alla memoria quel famoso Gran Premio di Monaco del 1984, quando sotto una pioggia battente, Ayrton al volante della certo non competitiva Toleman, dalla 13esima posizione di partenza recuperò fino al secondo posto. Il brasiliano, stava per avventarsi sul leader della gara, Alain Prost con la McLaren, vettura che in quella stagione era la miglior monoposto del momento.
Ma la bandiera rossa (all'epoca era molto raro che una corsa venisse fermata per pioggia) chiamata dallo stesso pilota francese con ampi gesti quando passava davanti ai box, portò il direttore di gara Jacky Ickx a fermare anticiipatamente quel Gran Premio. Ancora qualche giro in più e senza ombra di dubbio Prost sarebbe stato superato da Senna. Vi furono molte critiche all'operato di Ickx e in molti sostennero che a ordinare di fermare la gara fu l'allora presidente FIA Jean-Marie Balestre, grande sostenitore proprio di Prost.
Insomma, una gran bella storia, una prestazione esaltante quella di Ayrton, che all'epoca (24enne) era appena al suo quinto GP di F1 in carriera, sesta presenza in quanto a Imola aveva fallito la qualificazione.
Ma in quella stagione vi era un altro debuttante che stava ottenendo risultati incredibili con una Tyrrell che poteva essere equiparata, in quanto a prestazioni, alla Toleman, e che utilizzava ancora il motore aspirato Cosworth e non il turbo, come invece tutti gli altri team iscritti. Si chiamava Stefan Bellof ed arrivava da due stagioni in Formula 2, nono nel 1983, quarto nel 1982, con la Maurer.
Bellof era entrato in F1 a 26 anni (all'epoca era normale, in monoposto si poteva iniziare a gareggiare a 18 anni non a 15 come oggi) ed era noto per essere uno dei piloti più veloci della F2, un ragazzo che tendeva ad andare sempre oltre il limite consentito dalla monoposto che guidava. La McLaren lo aveva provato in alcuni test nel 1983, ma essendo Bellof già pilota ufficiale Porsche nel Mondiale Endurance e sotto contratto con la marca di sigarette Rothmans, non si fece nulla in quanto il team di Ron Dennis aveva come sponsor la Marlboro.
In quelle prime gare del 1984 con la Tyrrell, Bellof per via del motore aspirato, non si era mai qualificato in una posizione migliore della ventesima, ma grazie a una capacità di guida superiore alla media, riusciva a compiere clamorose rimonte. A Kyalami, da 24esimo a nono, a Zolder da 21esimo a sesto, a Imola da 21esimo a quinto. Era semplicemente spettacolare vedere Bellof al volante.
Chi scrive, nei test F1 a Imola di quella stagione, si era appollaiato all'uscita della variante bassa sul trespolo dei cameraman (all'epoca nessuno controllava) e ad ogni giro quel ragazzo arrivava in quel punto, proprio sotto di me, con una cattiveria che non poteva lasciare indifferenti, disegnando sempre rabbiosi controsterzi prima di lanciarsi sul rettifilo di arrivo. Indimenticabile.
E poi, ecco Monte Carlo. Bellof è l'ultimo dei qualificati, ventesimo. Sulle strade del Principato non erano ammesse le classiche 26 vetture che si schieravano negli altri circuiti. Ce l'aveva fatta per poco, col tempo di 1'26"117, battendo la Arrows di Marc Surer con 1'26"273 e il compagno di squadra Martin Brundle, l'anno prima acerrimo rivale di Senna nella F3 inglese, 22esimo in 1'26"373. L'impresa di Bellof con quella Tyrrell claudicante, era dunque passata inosservata. Senna, debuttante come lui, era 13esimo con la Toleman in 1'25"009.
Quella domenica pioveva e tutto cambiò. Bellof al 2° giro era già decimo, grazie anche al contatto subito dopo il via tra quattro vetture (Derek Warwick, Patrick Tambay, Riccardo Patrese, Elio De Angelis). Al 6° passaggio, salì nono con Jacques Laffite ai box. All'ottavo giro, Michele Alboreto con la Ferrari commise un errore e Bellof passò ottavo. Al 16° giro, il sorpasso alla ATS di Manfred Winkelhock che, unito all'incidente di Nigel Mansell, lo fece salire in sesta posizione. Al 21° giro, Bellof scavalcò la Williams di Keke Rosberg, poi divenne quarto con il testacoda di Niki Lauda.
Davanti a lui, la Ferrari di René Arnoux. Bellof si mangiava l'asfalto e in trance agonistica raggiunse subito il francese passandolo con una ardita manovra al 26° giro. In 5 giri gli rifilò 8". Era terzo, davanti soltanto Senna e Prost. Senza vetture a rallentarlo, Bellof in quella fase girava più veloce di tutti, ma al 31° giro (a metà corsa), la bandiera rossa fermò tutto. Senna era mediamente 3" più rapido di Prost, lo stesso stava facendo Bellof. Il brasiliano venne classificato a 7"446 dal francese, il tedesco finì terzo a 21"141. Nei giri veloci a fine gara, il primo fu Senna, il secondo Bellof.
Entrambi finirono velocemente nel taccuino di tutti i milgiori team della F1. Il tedesco, come detto sopra, era già un pilota ufficiale Porsche nel Mondiale Endurance , e legato a Rothmans rimase alla Tyrrell anche per il 1985, proseguendo con i poco competitivi motori aspirati Cosworth.
Tornando al 1984 , dopo Monaco il team Tyrrell a Detroit venne trovato irregolare. Le analisi dell'acqua rivelarono pallini di piombo e tracce di idrocarburi e il sospetto fu che le monoposto di Ken Tyrrell corressero sottopeso. Al team inglese vennero tolti i punti e i risultati acquisiti, anche quelli che avrebbero recuperato nelle gare successive.
Nel 1985, Bellof continuò a stupire tutti nonostante il motore aspirato. A Estoril, sotto la pioggia battente, Senna vinse con la Lotus il suo primo Gran Premio e Stefan da 21esimo al via concluse sesto. Un altro capolavoro. A Monte Carlo, non riuscì a entrare tra i primi 20 della qualifica , ma sul tracciato cittadino di Detroit si piazzò 19esimo in qualifica terminando la gara in un incredibile quarto posto. Bellof venne anche contattato dalla Ferrari, ma tutto finì in maniera tragica l'1 settembre di quell'anno.
Durante la 1000 km di Spa, Mondiale Endurance, con la Porsche del team Brun, in un tentativo di sorpasso al leader della gara Jacky Ickx sulla Porsche 962C ufficiale, che da alcuni giri gli resisteva tenacemente, Bellof affiancò il belga all'Eau Rouge, che lo chiuse nel tentativo d'impostare la traiettoria più facile su una delle curve più pericolose del circuito, il Raidillon. Bellof si schiantò frontalmente, a circa 260 km/h, contro il muretto di cemento all'esterno della curva mentre Ickx, finito in testacoda, colpì il muro con il retro e rimase illeso. L'incendio della 956, in aggiunta alle gravi lesioni al torace, alle gambe e alla spina dorsale, furono fatali per Bellof, che si presume essere giunto già morto all'ospedale di Stavelot.
Bellof era così, non si fermava davanti a nulla, cercava sorpassi impossibili, era sempre oltre il limiti. Molti lo paragonavano a Gilles Villeneuve per quel voler essere costantemente all'attacco , poco ragioniere per intenderci. Va anche ricordata un'altra impresa storica, al volante della Porsche 956. Bellof ottenne al Nordschleife un tempo incredibile in qualifica, 6'11", rifilando 5" al secondo classificato. Quel record ha resistito per 35 anni.
Brundle, suo compagno di squadra in Tyrrell, ha sempre raccontato che Bellof era il pilota più veloce in assoluto che avesse mai visto in azione. Non si sbagliava. Probabilmente, il compianto Stefan sarebbe approdato in un top team di F1 e la Germania non avrebbe dovuto aspettare Michael Schumacher per avere un pluri campione del mondo.