26 Apr [9:56]
Bratches, Liberty Media
"Rivoluzione digitale
e piloti più comunicativi"
Massimo Costa
La rivoluzione mediatica sta per arrivare nel mondo della Formula 1. L'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport da Sean Bratches, che assieme a Chase Carey e Ross Brawn rappresenta Liberty Media, è esplosiva. E fa chiaramente capire che le banalità alle quali ci hanno abituato gli addetti stampa dei team F.1 su indicazione dei loro team principal, verranno spazzate via. Con buona pace di chi ama insabbiare, nascondere, frenare, cancellare, la visibilità e la comunicatività dei piloti.
Una mania nata verso la fine degli anni 2000 e il punto più "alto" fu raggiunto quando l'allora team principal Ferrari Jean Todt, ora presidente FIA, accettò che a parlare con noi inviati dell'epoca non fosse il proprio pilota Michael Schumacher, ma un registratore con la sua voce piazzato su un tavolino. Quindi, nessuna domanda era possibile fare.
Per fortuna qualche pilota fuori dagli schemi lo si è visto ed è stato apprezzato per questo, ma poca roba rispetto a quanto accade in tutti gli altri sport quotidianamente. Un buco nero voluto dagli stessi padroni (ex) della F.1, con restrizioni sempre più assurde alla stampa e con la sempre più chiara volontà delle squadre di informare il meno possibile. Bratches, che per Liberty Media si occuperà della parte economica della F.1 (e un passato di 27 anni alla ESPN), la vede esattamente all'opposto rispetto al mondo attuale del paddock: "Dobbiamo offrire l'opportunità di ammirare volti più espressivi, vogliamo piloti più comunicativi. Ed è una operazione di ricostruzione che deve partire dal digitale, ossia il mondo dei giovani".
Bastano queste poche righe per capire quale strada dovrà intraprendere la F.1. Se Bernie Ecclestone e la sua cricca fino a una manciata di anni fa non voleva ammettere in sala stampa giornalisti professionisti dei website (il muro è caduto solo pochissime stagioni fa), il digitale diverrà l'anima della comunicazione F.1.
Dice ancora Bratches: "Bisogna reinventare e ricostruire il web, il social. Siamo l'evento più tecnologico del pianeta, ci serve un supporto tecnologico che esprima questi contenuti. Posso anticipare che nel 2018 avremo un asset digitale tutto nuovo e dialogheremo costantemente con i fans su ciò che la F.1 dovrebbe essere. Dobbiamo abbracciare le nuove tecnologie e le nuove piattaforme per raggiungere gli appassionati e trasformare il mercato dei media in qualcosa di differente. I progressi si vedranno subito"
Bratches si sofferma anche sull'audience televisiva e spiega perché negli ultimi anni l'audience è calata: "Non è sceso l'interesse, sono calati i numeri per via dell'avvento delle televisioni a pagamento che portano soldi. I grandi sport vanno tutti in quella direzione. Occorrerà trovare un equilibrio tra le tv a pagamento e quelle gratuite per avere sia gli introiti sia i numeri. I mercati sono cambiati in questi anni per cui bisognerà chiedersi se in certi particolari Paesi valga la pena puntare sugli introiti o sul numero di spettatori. Dico anche che i diritti televisivi sono sotto il valore di mercato, costano poco. Intendo far crescere di molto il valore della F.1 in modo da generare più introiti a vantaggio di chi li trasmette. La mia intenzione è far salire il prezzo dei diritti televisivi".
Bratches annuncia altre idee su come avvicinare e coinvolgere maggiormente il pubblico in occasione dei Gran Premi con la presenza dei piloti, afferma che il calendario dovrebbe prevedere tra le ventitre e le venticinque gare: "Bisogna guardare anche alla qualità, ovvero identificare di più le citta e le nazioni che ospitano i Gran Premi spiegando il valore e i benefici che la F.1 può e deve dare".
Insomma, le premesse sembrano essere eccellenti. Vedremo nei prossimi mesi se le manovre sportive e tecniche di Brawn e quelle di Bratches, i quali rispondono a Carey, si evolveranno nella giusta maniera.