Da Imola - Michele Montesano
In un Autodromo di Imola interamente colorato di rosso, Ferdinando Cannizzo non è riuscito a trattenere l’emozione nel raccontare la ‘sua’ 499P ai giornalisti giunti sul circuito in riva al Santerno per lo storico evento. Non appena tolti i veli dalla vettura, il papà della Ferrari LMH ha descritto il lavoro che c’è stato dietro la realizzazione di un sogno lasciato in un cassetto di Maranello per cinquant’anni: quello di rivedere il Cavallino Rampante gareggiare per la vittoria assoluta del FIA WEC e della 24 Ore di Le Mans.
Con il pragmatismo che contraddistingue ogni ingegnere, il Direttore Tecnico della divisione Ferrari GT Track Car Development ha così sintetizzato il progetto 499P: “Un connubio armonioso di design, tecnologia e aerodinamica votata alle alte prestazioni. Per me, e tutto il gruppo di lavoro, questo è un momento davvero emozionante, sappiamo di avere una grande responsabilità. È una sfida inedita ma stimolante che ha interessato a 360° tutte le aree aziendali e i nostri partner tecnici”.
La realizzazione della LMH di Maranello è una sfida che ha coinvolto l’intera azienda. Partendo da zero, tutto è nato dal classico foglio bianco con un gruppo di lavoro composto da circa 100 persone: “Abbiamo riempito questo foglio settimana dopo settimana – ha raccontato Cannizzo – sfruttando tutte le nostre risorse. Tanto lavoro è stato fatto dal punto di vista aerodinamico con CFD, misura dinamica numerica e galleria del vento. Dapprima ci siamo concentrati solo ed esclusivamente nello sviluppo delle forme per garantire la prestazione, lavorando sempre entro i limiti imposti dal regolamento quali peso ed efficienza aerodinamica. Per questo ci siamo focalizzati sulla distribuzione dei pesi, sia longitudinale che sul baricentro, migliorando stabilità e percorrenza in curva”.
Dopo questa prima fase è entrato in gioco il Centro Stile Ferrari, sapientemente diretto da Flavio Manzoni, che ha portato sulla 499P gli stilemi e i tratti distintivi dell’attuale produzione della Casa di Maranello. Tanto che ogni singolo elemento, oltre ad avere un chiaro scopo aerodinamico, strizza l’occhio al design e rende l’intera vettura immediatamente riconoscibile come una vera Ferrari.
L’ingegner Cannizzo è poi entrato più nel dettaglio descrivendo cosa si ‘nasconde’ sotto la carrozzeria del prototipo: “C’è una forte integrazione fra la meccanica e la parte strutturale. Le sospensioni, a triangoli sovrapposti di tipo push-rod, sull’anteriore sono perfettamente integrate con la monoscocca, mentre al retrotreno con la scatola del cambio. Questa soluzione migliora la cinematica e la rigidezza del sistema permettendo di ottimizzare la prestazione sia dal punto di vista assoluto, ad esempio in qualifica, che garantire un’elevata efficienza anche a gomme usate”.
Cuore pulsante della 499P è sicuramente il motore: “Il V6 è derivato dalla 296 GTB – ha proseguito il Direttore Tecnico di Ferrari GT - condivide la stessa architettura con un angolo fra le bancate di 120° al cui interno sono presenti i 2 turbo. Il motore è stato completamente riprogettato, in base alle specifiche della LMH, ed è portante. Per quanto riguarda la componente elettrica: la batteria, sviluppata in collaborazione con il reparto F1, è posizionata sotto il serbatoio della vettura e dietro il sedile del pilota. Questa alimenta un motore elettrico, istallato sull’asse anteriore, con trasmissione a singolo rapporto e differenziale”.
Non solo Power Unit, in una LMH anche l’impianto frenante è determinante come ha spiegato Cannizzo: “Sicuramente è molto sofisticato, poiché il sistema frenante Brake By Wire al suo interno integra il recupero di energia sull’asse anteriore. Per questo bisogna tenere conto sia della frenata meccanica che di quella rigenerativa elettrica che implica l’efficienza del sistema in ogni condizione”.
Nulla è stato lasciato al caso. Anche l’abitacolo è stato accuratamente studiato, grazie all’ausilio del simulatore ex F1, per garantire una perfetta ergonomia al pilota. Tutti i comandi, pulsanti e manettini sia sul volante che sul pannello laterale, sono a portata di mano per ridurre al minimo le distrazioni. Studiata anche la visibilità interna che ricopre un ruolo chiave soprattutto nelle fasi notturne di gara.
Dallo shakedown di luglio a Fiorano, la squadra non si è mai fermata percorrendo oltre 12.000 km con due 499P, una focalizzata sulla prestazione pura e l’altra sull’affidabilità. Ciò nonostante Cannizzo sa’ che il compito è tutt’altro che finito: “Stiamo proseguendo a tappe forzate un intenso programma di sviluppo sia al banco prova, per testare e stressare la Power Unit, che in pista per continuate la messa a punto della vettura. I risultati finora sono confortanti, stiamo seguendo la tabella di marcia, i piloti trovano la 499P divertente da guidare e questo motiva ulteriormente la squadra. Ora ci aspetta il lavoro di sintesi per la messa a punto e l’integrazione di tutti i sistemi. Ci manca ancora un po’ di strada ma sicuramente saremo pronti per il debutto”.