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16 Nov 2005 [16:36]

Chi vuole bloccare
l'Autodromo di Monza?

di Massimo Costa

Oggi, mercoledì 16 novembre, abbiamo scoperto che l'autodromo di Monza è fuori legge. La pista che ha fatto la storia delle corse automobilistiche è colpevole di produrre troppo rumore. Oltre che benessere a tante persone che vivono da quelle parti. La sentenza arriva dalla quarta sezione civile del tribunale di Milano che inibisce lo svolgimento di attività motoristiche che prevedano l'impiego di mezzi non muniti di idoneo sistema di silenziatore. E da subito! Il giudice Marco Manunta infatti, molto sensibile ai problemi ambientali del mondo avendo scritto un bel libro per la MC Editore («Fuori i mercanti dell'acqua») ed essendo stato tra i rappresentanti della delegazione italiana a Manaus, Brasile, dove si è svolto un convegno sul tema ambientalistico nel gennaio del 2005, si è pronunciato con un provvedimento di urgenza secondo quanto recita l'articolo 700 del codice di procedura civile. L'autodromo quindi, deve mettersi subito in regola nonostante questo weekend sia in programma il Rally di Monza. Il direttore del circuito, Giorgio Beghella Bartoli, sostiene che le attività monzesi sono assolutamente nella norma e ironicamente invita a chiudere i cancelli dell'autodromo: «Si accomodino...». Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Monza, Michele Faglia, il quale da parte sua non vede un superamento delle 37 deroghe emesse per il 2005 riguardanti il rumore.
La soglia dei decibel permessi per legge non deve andare oltre i 70, ma quando c'è la F.1 si sfora fino a 140. E qui si rientra in una delle deroghe del sindaco. Secondo un consulente tecnico del tribunale invece, le perizie raccolte negli ultimi due anni indicano che la legge sulla violazione del rumore è stata più volte scavalcata.
Il Comitato antirumore del paese di Biassono, le tre famiglie che vivono a 500 metri dalla storia e hanno intentato la causa civile nel 2001 contro l'ente di gestione della pista, e le associazioni ambientaliste che da almeno venti anni combattono la loro guerra contro il male assoluto rappresentato dal circuito, si dicono moderatamente soddisfatti. In gioco è la salute dei cittadini delle zone limitrofe, non più quella del Parco e dei suoi stupendi secolari alberi. Di tanto in tanto cambia il soggetto cui prestare attenzione.
Fatto sta che il circuito di Monza esiste dal 1922 e non pare che attorno ad esso vi fossero le numerose abitazioni sorte negli ultimi decenni. Dunque, ci si pone una domanda: se domani il signor Rossi costruisce una villetta distante 300 metri dalla pista di atterraggio dell'aeroporto di Malpensa, ha il diritto di arrabbiarsi per il rumore sprigionato dai Boeing in decollo e in fase di atterraggio? E come mai gli abitanti di Imola, il cui autodromo sorge in piena città e in mezzo a un parco, e la cui attività in pista è comunque notevole nel corso dell'anno, non presentano mai cause civili, ma, pur lamentandosi di tanto in tanto, trovano sempre validi compromessi? Sono forse un popolo di masochisti? O riconoscono che l'autodromo è pur sempre una fonte inesauribile di guadagno per molti commercianti, e non solo, della città?
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