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23 Nov 2019 [16:57]

Correa, gran lottatore:
"Sogno ancora la Formula 1"

Jacopo Rubino

"Un amico mi ha chiesto se si è spento il mio sogno della F1. Gli ho risposto che un incidente non lo spegne, ti fa solo pensare a quanto vuoi rischiare. E ho deciso di voler continuare. Correre è ancora la mia passione". Sono passati quasi tre mesi dall'incidente della Formula 2 a Spa-Francorchamps in cui Anthoine Hubert ha perso la vita, mentre quella di Juan Manuel Correa è cambiata profondamente.

"Anthoine era un buon amico, ora sento di dover tornare non solo per me stesso, ma anche per lui", ha affermato Correa in una intervista a Mundo Sport Extra. Lo scorso 31 agosto il destino ha voluto renderli protagonisti di una dinamica violentissima e sfortunata. "È stata una catena di eventi con quattro o cinque monoposto coinvolte, quanto ho raccontato coincide con il resoconto della FIA. All'Eau Rouge sono passato su un detrito della macchina di Giuliano Alesi che è finito sotto le mie ruote anteriori, sono andato dritto (non avendo direzionalità, ndr) e purtroppo ho colpito Hubert. L'impatto è stato di 70 G, i medici non mi credevano quando ho detto di non aver mai perso conoscenza. Volevo uscire da solo dall'abitacolo"

Ora c'è il presente, con il processo di recupero, lunghissimo e faticoso, per ritrovare la funzionalità della gamba destra. "Ho un carattere forte, quando mi sono svegliato dal coma ho capito che avrei potuto rimanere a letto, deprimendomi, o alzarmi e lottare. Resto motivato a rientrare in Formula 2 e a raggiungere la F1".

"La gamba sinistra ha sofferto lesioni più lievi, è bastato un singolo intervento, la destra mi è stata praticamente ricostruita", ha spiegato il portacolori del team Sauber Junior by Charouz, già trasferito a casa a Miami. "Ci saranno altre operazioni (la prossima il 23 dicembre, ndr) e la riabilitazione. Purtroppo, è molto probabile che la gamba non sarà pienamente recuperata, ma lotterò perché essere almeno in grado di spingere sull'acceleratore. Ho perso sei centimetri di osso nella parte inferiore della tibia, ora sta ricrescendo di un millimetro al giorno con un dispositivo speciale. Per questo ho tutte quelle parti metalliche addosso, che si vedono nelle foto sui social media".

"All'inizio i dottori si aspettavano due anni per il recupero, ma il corpo sta facendo tutto più velocemente del normale. Essere un atleta professionista è stato un enorme aiuto, anche per l'arresto polmonare di cui ho sofferto. Senza questa condizione fisica, non sarei sopravvissuto".

Tra le visite ricevute in ospedale, oltre a quella di Alex Albon, la più carica di significato è stata quella di Billy Monger. Nel 2017 il giovane inglese ha vissuto qualcosa di simile, riuscendo a reagire e a proseguire la sua carriera. "Solo io e lui sappiamo cosa abbiamo attraversato, fra di noi il legame è stato immediato. La sua attitudine mi ha dato la carica, è un ragazzo pieno di energia, mi ha aiutato a venire fuori dal tunnel", ha sottolineato Juan Manuel. Che aspettiamo, con pazienza, di rivedere in pista.
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