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31 Gen [15:33]

Le piste della NASCAR
Filosofia ovale, ma non solo

Marco Cortesi

Dopo aver analizzato le basi del campionato, e le sue vetture, Continuiamo ad analizzare il mondo delle gare NASCAR come preview del campionato in partenza questo weekend a Los Angeles. E' ora il momento di parlare dei circuiti. 

Ma si corre solo sugli ovali?
La maggior parte delle gare NASCAR si svolge su piste ovali di varie forme e dimensioni. Gli ovali sono, come dice il nome, tracciati circolari, sui quali si corre sempre in senso antiorario (deriva dalle gare dei cavalli). Gli ovali sono nati a inizio secolo. Attualmente, un ovale (Milwaukee) è la pista attiva più antica al mondo, aperta nel 1903, subito seguita da Nashville. La prima pista permanente dove la NASCAR ha corso è stata Charlotte.

Com'è fatto un ovale?
Gli ovali sono tutti strutturati con un paddock al loro interno, al quale normalmente si accede con un tunnel, e una barriera che delimita la pista all'esterno. Oggi non si usano più i muri esterni in cemento, ma specifiche strutture deformabili in acciaio e materiali sintetici. Da fuori sembrano un muretto, ma sono molto più sicure. Attorno alla pista è installata una rete metallica per proteggere i tifosi (che siedono a pochi metri dall'asfalto). Tale rete è tuttora un rischio per la sicurezza dei piloti, perché può disintegrare una macchina, ma è fondamentale per la protezione del pubblico.

La lunghezza degli ovali va dal quarto di miglio o 400 metri (come la pista costruita nello stadio di Los Angeles e che ospita l'apertura) alle 2.66 miglia o 4,3 chilometri di Talladega. Possono avere due lunghi curvoni e due rettilinei, ma anche una forma a "D", con il rettilineo che è una curva a sua volta. Alcuni, come Richmond e Iowa, sono praticamente fatti sempre in curva. Le vetture sono ricoverate in dei garage costruiti nel paddock, mentre per i pit-stop si fermano in corsia box. Le squadre hanno strutture con torre di rifornimento e postazioni ingegneri. In gara, non tornano nei garage a meno che non ci siano danni importanti da riparare.

Ma che difficoltà c'è se si gira solo a sinistra?
C’è un detto che fa: “Sulle piste stradali, il primo avversario è la pista. Sugli ovali, il primo avversario è il pilota che hai vicino”. La difficoltà principale è data dal fatto che le macchine hanno prestazioni simili, sono tante rispetto alla dimensione del tracciato, e viaggiano a pochi centimetri le une dalle altre. L’enfasi è sulla sfida tra i piloti e sui sorpassi, più che sulla pista. Su una pista stradale, un errore di 20 centimetri in frenata difficilmente può portare a conseguenze. Su un ovale, quasi sempre porta al disastro. 

Va detto però che ci sono anche molti tipi diversi di ovali, con molte tipologie di curve differenti per velocità, raggio, inclinazione, superficie e numero di traiettorie utili. Piste col fondo in cemento, super abrasivo, con inclinazioni variabili, asfalti vecchi di anni o nuovissimi. Dove si frena violentemente o si sta a tutto gas, dove si scalano diverse marce o si sta sempre al massimo. Fino allo scorso anno c'era addirittura una gara su sterrato.

Short Track, la sagra della "bussata"
Fino al miglio di lunghezza, le piste sono classificate come short-track. Poco spazio, accelerazioni violente e tante macchine iniseme portano a molti contatti e spettacolo. Alcune sono piatte, altre hanno curve molto inclinate. Ad esempio, Bristol, un vero e proprio stadio da 150.000 posti, ha inclinazioni che arrivano ai 30°. Pratica normale è il "bump and run", colpire leggermente il paraurti della vettura davanti per spostarla all'esterno e infilarsi. Normalmente su queste piste i contatti sono abbastanza tollerati. 

Tra l'altro, sugli short-track si è iniziato a correre anche sul bagnato, ma solo quando c'è poca acqua e non si formano nuvoloni.

Gli ovali medi, fatti con lo stampino
Dal miglio alle due miglia di lunghezza, si hanno gli ovali intermedi. Dato che offrivano buono spettacolo, negli anni se ne sono costruiti diversi simili, da 1 miglio e mezzo e inclinazione progressiva (più stai in alto, più strada fai, ma più vai veloce). Questi ultimi sono ironicamente definiti "cookie cutter tracks", o piste fatte con lo stampino.

Il regno della velocità
Esistono poi due Superspeedway, Talladega e Daytona, dall'inclinazione oltre 30 gradi e rettilinei lunghissimi, e dove le potenze devono essere ridotte con un restrittore. Le macchine viaggiano in gruppo, sempre incollate, e i giochi di scia-spinta-blocco sono portati all'estremo. Per vincere in volata, serve quasi sempre avere un "partner" che spinga il paraurti. Su queste piste le medie sono superiori ai 300 orari, e gli incidenti solitamente enormi. In ogni gara c'è almeno un "big one", un maxi-incidente che coinvolge più di 10 macchine.

Daytona è il tracciato più iconico della serie. Originariamente, le corse si disputavano sulla spiaggia, in mezzo ai tifosi. In un Hotel di Daytona è stata fondata la NASCAR, e la Daytona 500 è la prima, più "ricca" e più importante gara dell'anno. Esistono anche ovali che si collocano a metà delle caratteristiche, come Atlanta e Indianapolis. 

Circuiti stradali e cittadini
Infine, ci sono le piste stradali. Fino a qualche anno fa erano solo due: Sonoma e Watkins Glen, entrambe le piste usano configurazioni semplificate. Recentemente, gli stradali sono aumentati per diversificare maggiormente e "catturare" nuovi fans. Si va anche a Austin, e sul "Roval". Si tratta della parte interna dell'ovale di Charlotte, disegnata per aumentare lo show.  Anche sulle piste stradali si corre regolarmente sul bagnato.

U‍na volta, sui tracciati stradali i piloti NASCAR erano "deboli" e spesso piloti specialisti arrivavano dall'Europa o dall'Endurance in generale facendo la differenza. Oggi, il livello si è alzato moltissimo e tutti i piloti NASCAR hanno incrementato la loro preparazione grazie a coaching, dati, simulatore.

Lo scorso anno, ha debuttato anche una pista cittadina, a Chicago. A dispetto del meteo inclemente, la gara è stata un clamoroso successo di pubblico e critica, e si sta pensando di allargare ulteriormente gli orizzonti. Negli anni, le serie top della NASCAR hanno corso anche in Messico, in Canada e, per esibizione, in Giappone e Australia. Ora sembra che si voglia tornare fuori dai confini americani.