Jacopo RubinoCome sarà la Formula 1 nel 2050? McLaren Applied Technologies, la divisione che cura i progetti speciali del gruppo di Woking, ha provato a capirlo con uno studio che non si è limitato a produrre un'idea di vettura, denominata MCLExtreme, ma ha voluto capire come potrebbero evolversi i circuiti e i desideri degli appassionati. Il risultato può sembrare fantascienza, ma è molto più plausibile di quanto si possa credere.
"La macchina volerà? No", viene messo subito in chiaro per una serie di motivi. Su tutti, la sicurezza. Anche fra trent'anni, una F1 resterà un'automobile ben piantata a terra sulle quattro ruote, altrimenti "sarebbe l'antitesi dei Gran Premi", precisano in McLaren. Ma non meno eccitante è la previsione di velocità di punta sopra i 500 chilometri orari, complice l'utilizzo dell'aerodinamica attiva. Ampie zone della scocca potrebbero aprirsi o ritrarsi fra rettilinei e frenate: il tutto con vantaggi anche a livello di efficienza energetica, già oggi un tema chiave. La maggior parte del carico aerodinamico sarebbe generata dal fondo e dal diffusore, con pochissima dipendenza dalle ali.
La propulsione, quasi inevitabilmente, sarà elettrica come l'attuale Formula E, di cui la stessa McLaren fornisce le batterie. La partita, più che sui motori, si giocherà proprio sullo stoccaggio e l'acquisizione dell'energia: la ricarica potrebbe avvenire sfruttando sistemi di induzione posizionati sull'asfalto della pit-lane, con il "motorsport che rappresenta il perfetto banco di prova di questa tecnologia per l'utilizzo sulle strade". Secondo Stephen Lambert, responsabile del reparto per l'elettrificazione, "caricare fra il 10 e il 50% della batteria entro trenta secondi è qualcosa di concepibile".
Per i pneumatici si immaginano materiali autoriparanti, che renderebbero le soste ai box un retaggio del passato, mentre l'Halo apparirebbe "preistoria" grazie ad un abitacolo protetto integralmente da un materiale trasparente, che farebbe apprezzare meglio le abilità dei piloti. Il loro abbigliamento, viste le prestazioni vertiginosamente più alte, potrebbe includere tute pressurizzate simili all'aviazione militare, capaci di bilanciare forze laterali fino a 5G e impedire che il sangue si concentri alle estremità del corpo.
I tracciati? Potrebbero diventare molto più lunghi e più larghi, con ampio uso di curve paraboliche per consentire percorrenze sensibilmente superiori, persino sui cittadini. L'esempio fatto, che ai giorni nostri appare un sacrilegio, è un Gran Premio d'Italia che nel 2050 continuerà a disputarsi a Monza, ma il cui percorso potrebbe arrivare persino a toccare il centro di Milano. Gli autodromi potrebbero essere dotati di barriere trasparenti, magari annegate sotto il terreno, per consentire agli spettatori di essere davvero a un passo dall'azione.
Ancora più estrema è l'apertura all'intelligenza artificiale: un "navigatore" virtuale potrebbe fornire informazioni in tempo reale al pilota, sostituendo gli strateghi al muretto box. L'IA potrebbe proiettare i dati attraverso un ologramma all'interno del casco, riuscendo persino a "interpretare" la psicologia e lo stato d'animo di chi sta al volante. "Attraverso un algoritmo basato sui nostri processi creativi e sui suoi esiti, l'AI potrebbe prendere decisioni coerenti con quelle di una controparte umana", racconta Karl Surmacz, che si occupa di Decision Science. Non resta che attendere trent'anni per verificare queste previsioni...