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19 Ott [13:05]

Per il GP dell'Arabia Saudita
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Massimo Costa

Il circuito è ancora in via di definizione, i lavori sono clamorosamente in ritardo, ma intanto gli organizzatori del GP di Jeddah in Arabia Saudita hanno inviato a tutti i team di F1 e F2, oltre che al personale FIA eccetera che sarà presente, un codice comportamentale. E sì, il Paese che si vuole definire moderno, che ritiene di aprirsi al mondo, ma che è nella lista nera per le esecuzioni capitali e per discriminazioni di vario genere, dall’omofobia ai diritti negati alle donne, per non parlare dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto il 2 ottobre 2018 all’interno del consolato di Istanbul e riconducibile secondo le indagini alla famiglia reale saudita, si sono permessi di dettare l'abbigliamento consono per entrare nel paddock.

Le polemiche sulla scelta di Liberty Media di portare la F1 in Arabia Saudita, già preceduta dalla Formula E, non si placano. Ci si nasconde sempre dietro la frasetta che "lo sport non deve mischiarsi con la politica", ma non ci si rende conto che è la politica di certi Paesi che utilizza lo sport per mascherare le proprie nefandezze. E l'Arabia Saudita è maestra in questo senso, avendo già ospitato partite di calcio internazionali, incontri di tennis, la Dakar, fino al recentissimo acquisto della squadra del Newcastle che milita in Premier League e il cui board, sempre attento a controllare chi rileva i club della categoria, si è clamorosamente girato dall'altra parte.

Si sa, i soldi alla fine vincono sempre e scavalcano diritti civili e quant'altro. La libertà individuale? Poco interessa. E così emerge che nel paddock di Jeddah tutte le persone coinvolte nel weekend F1 dovranno seguire rigorosamente le regole imposte. Per gli uomini niente calzoncini corti, nonostante le elevate temperature. Per le donne, braccia coperte e vestiti non scollati, ovviamente gambe coperte con gonne sotto al ginocchio e addirittura, niente trucchi al volto. Se non sarà rispettato il cosiddetto dress code, la persona che non indossa abiti adeguati alla "morale" locale, rimarrà fuori dal paddock. Alla faccia del We Race As One, lo slogan adottato da Liberty Media, bandiera di uguaglianza ed equità.
 
RS Racing