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19 Feb [15:29]

Se la nave italiana affonda...

Massimo Costa

Buongiorno Italia. Prima i telegiornali nazionali del venerdì sera, poi praticamente tutti i giornali il sabato mattina, ci hanno informato, con un certo stupore, che l'Italia si ritrova senza piloti nel mondiale F.1. Vitaly Petrov, reo di aver sottratto il sedile della Caterham a Jarno Trulli (nostro ultimo baluardo difensivo) è stato denigrato in mille modi. Il pilota abruzzese, in F.1 dal 1997 quando debuttò con la Minardi, ha accolto con stile la telefonata del team principal Tony Fernandes e con altrettanta classe ha rilasciato le dichiarazioni post licenziamento.

Trulli non vive su Marte ed è ben consapevole che le piccole squadre come la Caterham necessitano di grandi finanziamenti. Petrov poteva permettersi di spendere 12 milioni di euro per correre (questa sarebbe la cifra), soldi importanti, e dunque ha bussato con forza alla porta della Catheram trovando così la possibilità di disputare la sua terza stagione in F.1. Trulli ha fatto la sua lunga e bella carriera, sempre da pilota professionista. Minardi, Prost, Jordan, Renault, Toyota, Lotus poi divenuta Caterham. Ha totalizzato 252 Gran Premi, 256 le presenze. Una vittoria con la Renault, quattro pole, undici volte sul podio, quindici volte in prima fila. Numeri importanti, la sensazione finale che forse poteva ottenere molto di più.

L'uscita di scena di Trulli segue a ruota quella di Vitantonio Liuzzi, rimasto fuori dalla HRT nonostante avesse un contratto firmato. Chi segue Italiaracing con attenzione, ricorderà che abbiamo più volte proposto il problema del grande rischio che l'Italia si ritrovasse senza piloti in F.1. Già 12 mesi fa realizzammo una inchiesta in merito (chi scrive se ne è occupato anche su Autosprint) cercando di capire qual è la situazione nelle altre categorie, quelle dove si formano i giovani piloti. E ne abbiamo sempre tratto conclusioni piuttosto desolanti. Per anni infatti, Trulli e Giancarlo Fisichella, poi Liuzzi, hanno permesso di nascondere il problema di un vivaio tricolore molto debole. Finiti fuori pista loro, ecco il baratro.

Terminati i tempi in cui Flavio Briatore, col suo programma junior piloti, e Giancarlo Minardi con la propria squadra, hanno offerto un concreto aiuto ai nostri piloti, tra questi proprio Fisichella e Trulli, sono cominciate le difficoltà. Nell'ultimo decennio ci hanno provato Gianmaria Bruni e Giorgio Pantano, ma non sono andati più in là di una stagione. Luca Filippi era riuscito a divenire tester della Honda e per Andrea Caldarelli pareva prospettarsi un futuro luminoso, inizialmente come tester poi chissà, in Toyota, ma i due colossi giapponesi si sono ritirati dalla F.1 proprio poco dopo aver prospettato ai due italiani fatti concreti. Caldarelli poi provò anche la Ferrari, a fine 2010, con ottimi risultati, ma non se ne fece nulla. Chissà perché.

Ora che la nave tricolore della F.1 è affondata, ma presentava già diverse falle a bordo e si stava piegando sempre più su se stessa, c'è stupore. E si legge un po' di tutto. Come dice il nostro collega e amico Roberto Chinchero: "Diffidate di chi ci vuol far credere che l’Italia sia una culla di talenti tutti sfortunati e fuori dai giri che contano: è una balla". Come abbiamo spesso ricordato, le occasioni bisogna conquistarle, le carriere, i percorsi da intraprendere, vanno costruite con intelligenza. È fondamentale confrontarsi sempre nelle migliori categorie europee, fin da quando si debutta in monoposto. Far trascorrere gli anni inutilmente in campionati di secondo piano, lontano dai riflettori di chi può sostenere una carriera, è solo una perdita di tempo.

Si parla tanto di crisi economica italiana. È vero, la crisi c'è. Ma esiste anche negli altri Paesi del continente. E nascondersi dietro questo paravento per non far trasparire errori gestionali è piuttosto facile. Si incolpa la CSAI di non portare in F.1 i nostri piloti. Ma, pur avendo numerose colpe, la nostra Federazione non può certo accollarsi le spese per portare nel mondiale uno o più piloti. Quello che deve fare e che diciamo da tempo, è creare le condizioni necessarie affinché si crei un movimento di giovani. Con il Ferrari Driver Academy si è finalmente avviata una politica che potrebbe dare i suoi frutti tra qualche anno, ma questo testimonia il grave ritardo con cui a Roma ci si è mossi. Se prima la Ferrari non era interessata a un progetto del genere, si potevano infatti valutare altre soluzioni, tentare altre vie. Non lo hanno mai fatto.

Il rischio, a nostro modesto avviso, è che il progetto CSAI-FDA sia troppo limitato all'orticello nazionale. A Jerez 2009, in una intervista al presidente CSAI Angelo Sticchi Damiani, chiedemmo se gli osservatori preposti a occuparsi dei giovani avrebbero esteso gli orizzonti anche a chi non gareggiava in F.Abarth e F.3 Italia. Come dovrebbe essere per una Federazione. Quindi, seguendo anche gli eventuali italiani che si fossero cimentati in F.BMW Europe (ora cancellata) ed Eurocup F.Renault. La risposta di Sticchi Damiani fu assolutamente positiva. Peccato non sia stata seguita dai fatti. Chi opera scelte diverse dai campionati della CSAI (che appunto funge da promotore e da stacca licenze) è quasi considerato un nemico. Ignorato.

Due esempi banali: nel 2010, Giovanni Venturini ha vinto una gara della Eurocup F.Renault. Un evento, perché un italiano non si imponeva in quella importante categoria da almeno un decennio. Nessuno dalla CSAI, nessuno di coloro che dovrebbero occuparsi dei giovani, ha quanto meno pensato di fargli una telefonata per complimentarsi, inviargli un telegramma. Lo stesso dicasi di Edoardo Mortara, due volte vincitore a Macao e campione F.3 Euro Series nel 2010. Nulla. Non avendo intrapreso il percorso CSAI, sono stati evidentemente considerati nemici.

Ora: si parla di selezione dei giovani kartisti. Ammirevole progetto, che seguiamo con attenzione. Tutti sanno però, che i migliori kartisti italiani 2011 sono stati Camponeschi, D'Agosto, Spinelli e Torsellini, oltre che Fuoco. Ma solo quest'ultimo è stato preso in considerazione dalla CSAI. Camponeschi e Spinelli saranno nuovamente impegnati nel karting, D'Agosto ha deciso di fare il salto in monoposto. Ignorato dalla Federazione e da chi dovrebbe occuparsi dei giovani migliori, ha ricevuto un determinante aiuto dalla Tony Kart che sta creando una sorta di Academy legandosi alla belga KTR per la Eurocup F.Renault.

D'Agosto ha scelto coraggiosamente di confrontarsi con i migliori coetanei provenienti da ogni parte del mondo e se la giocherà con Nick De Vries (McLaren), Alex Albon, Daniil Kvyat e Stefan Wackerbauer (Red Bull), Esteban Ocon e Oscar Tunjo (Lotus Junior Program). È forse questa la sua colpa? Finché la CSAI e la FDA penseranno di dividere i giovanissimi italiani in buoni (chi corre in F.Abarth e F.3 Italia) e cattivi (chi sceglie altre strade), non faranno mai l'interesse del motorsport italiano.
RS Racing