12 Mag [9:50]
Il caso De Vries sintetizza
tutta l'irrazionalità Red Bull
Massimo Costa - XPB Images
Si dice: cosa vuoi mai criticare chi ha lanciato in F1 Sebastian Vettel, quattro volte campione del mondo, chi ha puntato tutto su Max Verstappen quando ancora era minorenne portandolo in Toro Rosso dopo un solo anno di monoposto (due volte iridato e chissà quanti altri se ne aggiungeranno), chi ha permesso a Daniel Ricciardo di essere protagonista assoluto in F1 per alcuni anni. E chi ha regalato a tanti piloti la possibilità di correre nel Mondiale, quanto meno per provarci.
Helmut Marko, 80 anni compiuti lo scorso 27 aprile, ex pilota di F1, vincitore della 24 Ore di Le Mans 1971, ex proprietario di un team in F.3000, amico storico del compianto Dieter Mateschitz il quale gli ha poi concesso pieni poteri per organizzare l'incredibile programma Junior Red Bull nato almeno 25 anni fa divenendo il pesante consigliere dei due team F1 battenti bandiera austriaca, è una figura unica nel motorsport. Prossimo, si dice, a uscire di scena per godersi una meritata pensione, Marko ha avuto tra le proprie mani la carriera e i sogni di decine e decine di piloti. C'è stato un periodo nella metà degli anni 2000, in cui nel programma Junior vi erano almeno una ventina di ragazzi. Inutilmente troppi.
A un uomo così non si può che erigere un monumento, ma ci sono stati anche molti punti di rottura. Scelte incomprensibili, bocciature senza senso, promozioni sorprendenti. Non si può dire che Marko sia un uomo che analizza le situazioni che portano a certi risultati, positivi o negativi. Lui si è sempre fatto dominare dall'istinto, vedi Verstappen da cui praticamente la "distruzione" della carriera in F1 di Daniil Kvyat, oppure ricordiamo i sogni infranti di Antonio Felix Da Costa, coccolato a lungo e quando il portoghese pareva pronto per salire in Toro Rosso, è stato abbandonato per favorire Kvyat (guarda il caso).
L'elenco delle stranezze, delle porte sbattute (Jaime Alguersuari, Carlos Sainz e Jean-Eric Vergne), delle retrocessioni da Red Bull a Toro Rosso/Alpha Tauri (vedi lo stesso Kvyat o Pierre Gasly), delle promozioni affrettate (Alex Albon) per poi essere buttato via e alla fine riportato in F1 in Williams, il ripescaggio di Brendon Hartley eccetera, è molto lungo e si conclude con il recente caso Nyck De Vries.
Ecco, l'approdo dell'olandese in Alpha Tauri ha riassunto in pieno il modo di agire di Marko. A lungo pilota Junior McLaren, campione F2, campione Formula E con la Mercedes, De Vries non era mai riuscito a salire su una monoposto di F1 (neanche quando era un baby della McLaren) finché Toto Wolff gli ha concesso l'opportunità di provare le monoposto di Lewis Hamilton e compagni. Poi, c'è stata l'opportunità del debutto a Monza lo scorso anno con la Williams, via Wolff, per rimpiazzare Alex Albon malconcio. E De Vries al debutto assoluto in F1 con una vettura recalcitrante, ha conquistato la zona punti stupendo tutti.
Quando Marko si è trovato davanti alla uscita dal gruppo di Gasly, direzione Alpine, e di conseguenza a un sedile libero in Alpha Tauri, anziché promuovere il promettente Liam Lawson, ha voluto dare una opportunità al 28enne De Vries, mai prima in orbita Red Bull. Una vera stranezza, benché ciò non cancelli il fatto che Nyck meritasse (da tempo) una chance in F1. Ma ora, ecco emergere la classica impazienza di Marko e del gruppo Red Bull tutto. Rendere noto che Daniel Ricciardo era a Faenza per fare il sedile dell'Alpha Tauri, è stata una "bomba" alla tranquillità di De Vries. Che certamente non ha avuto un felice avvio di campionato, ma metterlo subito sul precipizio appare veramente troppo.
Forse non accadrà nulla, De Vries proseguirà la sua esperienza, migliorerà le prestazioni. Forse si è esagerato nel vedere la presenza di Ricciardo a Faenza come una minaccia per l'olandese. Ma è anche vero che con Marko non si può mai stare sereni. Italiaracing ha più volte sottolineato come per un rookie sia difficilissimo essere subito veloci in una F1 che non permette ai giovani di macinare chilometri. I risultati non particolarmente eccitanti di Oscar Piastri e Logan Sargeant, al di là della competitività delle loro monoposto, lo confermano. Qualche settimana fa avevamo scritto come fino a neanche troppo tempo addietro, i vari Vettel, Hamilton, Kubica, Alonso eccetera, arrivavano alla loro prima gara di F1 con nel piede almeno 12-15mila km di test. Oggi debuttano con due mezze giornate di test.
Concludendo, come detto sopra, De Vries non sta facendo bene, a Baku è certamente stato fuori registro, ma così come gli si è data una opportunità inattesa, è giusto (almeno per noi) che gli si conceda il tempo per prendere il corretto ritmo in questa F1 che non allena i debuttanti rimandando tutto al simulatore.