Alberto Sabbatini - XPB ImagesFinisce l’era Hamilton, inizi quella Verstappen. Il mondiale F1 si è concluso in modo rocambolesco e anche un po’ artificiale. Sembrava quasi un copione scritto ad arte, come la sceneggiatura di un thriller per come l’incidente che han neutralizzato la gara e riaperto la sfida nel finale sia caduto a fagiuolo quando la corsa si stava addormentando e non catturava audience. Tutto regolare? Tutti contenti? Per niente. Certo, non siamo all’epoca di Briatore e del crash provocato apposta a Singapore 2008 da un suo pilota (Piquet jr) per favorire l’altro pilota del team (Alonso). Qui Latifi ha sbattuto per sua inettitudine, non perché indotto a farlo. Ma di sicuro l’operato della direzione corsa di fronte a questo imprevisto è stato discutibile. Vediamo di analizzare i fatti, poi traiamo le conclusioni.
1) CI VOLEVA LA SAFETY CAR?
Era necessaria perché la pista era ostruita e bisognava rimuovere la Williams n.6, però è fin troppo ovvio che così facendo, la direzione gara ha indirettamente favorito un pilota e danneggiato enormemente un altro. Il regolamento dice che quando si interviene per rimuovere un’auto fuori pista basta una virtual safety car, quando invece i commissari operano dentro la pista, per motivi di sicurezza è necessaria la safety car. Solo che ci vuole un po’ di logica a usare bene la SC per non creare troppi favoritismi.
Masi aveva detto prima della corsa che l’obiettivo della direzione gara sarebbe stato: non tollerare eventuali scorrettezze anche togliendo punti iridati ma non influenzare l’esito del mondiale a favore di uno o dell’altro. Invece con quella pasticciata decisione della safety car in extremis ha provocato l’effetto contrario! Ha favorito smaccatamente Verstappen che aveva appena montato gomme soft nuove contro le dure usurate di Hamilton.
2) CHE AVREBBE POTUTO FARE MASI DI DIVERSO?
Ad esempio sospendere la gara con bandiera rossa. L’aveva fatto una settimana prima in Arabia Saudita soltanto perché si era staccato il cartellone pubblicitario dello sponsor Crypto.com della F1, figurarsi se non era giustificata qui che c’era la pista ostruita dalla Williams di traverso in mezzo alla pista e l’asfalto da ripulire dalla scivolosa polvere estinguente che è stata necessaria per spegnere il principio di incendio.
Tra l’altro sospendendo la gara con bandiera rossa e facendola ripartire a pista sgombrata, Masi avrebbe sortito due effetti: dare vita a una gara sprint di soli 5 giri altamente emozionante e mettere i due contendenti alla pari con gomme fresche soft. Sarebbe stato uno spettacolo nello spettacolo, perché ne avremmo viste delle belle: duelli equilibrati dove Hamilton e Verstappen avrebbero avuto le armi per difendersi e attaccare alla pari. E Liberty Media sarebbe stata contenta perché la mini-gara avrebbe generato uno show televisivo mondiale di dieci minuti così emozionante che avrebbe attaccato la gente alle tv per la suspence. E nessuno avrebbe contestato la decisione perché non ci sarebbero stati favoritismi.
Non sarebbe stata la prima volta: era già stato fatto in Azerbaijan, con una mini-gara di 3 giri appena a causa della pista ostruita per l’incidente a Verstappen. Perché Masi non ha agito anche stavolta così? Mistero. Troppo pericoloso? Beh, era più pericoloso fare una breve corsa in Azerbaijan che è un tracciato piùveloce e insidioso di Abu Dhabi. Allora perché non qui? Poca lungimiranza forse. Nei momenti topici la freddezza del direttore di gara – si è già visto in passato – viene meno.
3) IL RECLAMO E L’APPELLO DELLA MERCEDES SONO GIUSTIFICATI?
Chiunque può reclamare contro decisioni della direzione corsa che ritiene ingiuste. La Mercedes poteva perdere con stile come ha fatto Hamilton, oppure battere il pugno sul tavolo, alzare la voce e trascinare tutti davanti al tribunale, come ha scelto di fare in modo arrogante Toto Wolff. Lo comprendo anche: Toto non agisce a titolo personale, ma deve rispondere a un azionista e a un consiglio di amministrazione Mercedes che vogliono sapere se il team principal ha fatto tutto quello che lo sport e la legge consentono per evitare la sconfitta. Altrimenti non sarebbe adatto a quella posizione.
Un conto sono i sentimentalismi, un contro il business, Gli estremi per una protesta e del successivo reclamo c’erano perché qualche regola è stata allegramente calpestata. Però è ovvio che gli steward della gara, nominati dalla Fia, se proprio non è stato commesso un illecito evidente daranno sempre ragione al direttore di gara che fa sempre parte della Fia! E il tribunale d’appello di Parigi farà lo stesso. I giudici della Fia non smentiranno la Fia stessa… A Toto non interessa in fondo annullare il risultato che è pressoché impossibile, ma dimostrare al suo boss, Ola Kallenius, amministratore delegato di Mercedes, che ha fatto tutto il possibile. Per evitare che lo giudichino un debole.
4) HAMILTON POTEVA DIFENDERSI MEGLIO ALL’ULTIMO GIRO?
Impossibile! Verstappen aveva gomme soft nuove quelle hard usurate di Lewis! Per fare una parafrasi: un pilota che con gomme hard usate si trova di fronte nel duello finale un avversario con pneumatici soft nuovi si trova nella stessa condizione di un cow boy dell’epoca western che armato di coltello sfida a duello un pistolero che ha una Colt carica nella fondina. Non ha scampo!
Secondo Pirelli, la differenza prestazionale fra soft e hard a Abu Dhabi è di circa un secondo al giro a favore delle prime. Quando sono nuove entrambe! In più metteteci il fatto che mentre quelle di Max erano nuove e immacolate, quelle di Lewis erano vecchie e consumate con 42 giri sul battistrada. Gli pneumatici di Lewis non avevano più grip e quando la gomma non tiene, diminuisce l’aderenza in frenata e in accelerazione. Il pilota non può fare più staccate estreme perché altrimenti l’auto scivolerebbe sulle gomme consumate. Ed è costretto ad accelerare in ritardo in uscita di curva perché ha meno grip e questo gli dà minor velocità sul rettifilo. Hamilton ha già fatto un miracolo a resistere a Verstappen per cinque o sei curve. Di più non poteva fare. Nemmeno tirargli delle staccate profonde per resistere al suo tentativo di sorpasso.
5) PERCHE’ HAMILTON NON SI È FERMATO PER CAMBIARE GOMME SOTTO SAFETY CAR?
Perché nelle strategie F1 chi è davanti è quasi sempre obbligato dalle circostanze a compiere la scelta più conservativa. Non si abbandona mai la prima posizione a cuor leggero. Se Hamilton si fosse fermato per primo, la Red Bull avrebbe differenziato la strategia, Verstappen avrebbe tirato dritto e si sarebbe trovato al comando. E Mercedes avrebbe così regalato la prima posizione al rivale. E se la gara non fosse ripartita? Avrebbero perso il mondiale in malo modo.
Per Red Bull era più facile compiere la scelta che ha fatto: erano alle spalle di Hamilton, potevano osservare la decisione del rivale e fare semplicemente l’opposto per provare a rimettersi in gioco. Non avevano niente da perdere, erano già dietro, c’era soltanto da guadagnarci con il pit stop azzardato.
6) CHI HA GUIDATO MEGLIO AD ABU DHABI, HAMILTON O VERSTAPPEN?
Il paradosso è che nella sfida decisiva è stato più bravo Hamilton ma Verstappen ha prevalso. Lewis ha guidato meglio, molto meglio di Max proprio nel giorno in cui ha perso il titolo. Max è spesso stato un pizzico più forte e determinato di lui nelle gare precedenti. Ma non ad Abu Dhabi dove invece s’è laureato campione. Un po’ assurdo no?
Max era stato magico in qualifica, gli va riconosciuto. Poi però ha commesso due errori pacchiani. Gravissimi per un pilota che all’ultima gara deve giocarsi il titolo mondiale.
Ha spiattellato come un principiante nelle Q2 le gomme a mescola media che si era scelto per la corsa, le migliori per la strategia. E ha “ciccato” clamorosamente la partenza. Due errori che non sono da lui. Sicuramente ha pesato un po’ di emozione nel momento chiave. Lewis invece ha compiuto uno start perfetto, è stato bravissimo per tutta la prima fase di gara quando con le gomme medie sin dal secondo giro ha allungato su Verstappen che aveva soft ancora prestazionali. Poi dopo il cambio gomme, a mescole pari, ha continuato a guadagnare terreno sulla Red Bull portando piano piano il distacco a quasi 15 secondi.
7) QUEL FUORIPISTA DISCUTIBILE AL PRIMO GIRO ANDAVA SANZIONATO?
Un po’ di ragione ce l’hanno tutti. Verstappen ha fatto una staccata delle sue, di quelle alla spera in Dio. Corretta nella forma ma scorretta a livello etico perché per girare ha spinto fuori l’avversario. Dopo la staccata ritardata è rimasto in pista questo sì: non è uscito dall’asfalto, ma si è appoggiato a Hamilton e lo ha spinto fuori senza tanti complimenti. Duro, durissimo ma per una volta entro le righe: sia quelle metaforiche che quelle bianche che delimitano la pista.
Hamilton a sua volta ha reagito in modo “furbo”: ha allargato per non perdere velocità accelerando sull’asfalto fuori pista saltando la controcurva successiva e guadagnando un sacco di spazio sulla Red Bull. Ne aveva diritto o no? Sì perché fino all’apice della curva era comunque davanti lui e l’altro non gli aveva comunque lasciato spazio per girare. Mica poteva dissolversi!
Diciamo che per una volta Lewis ha ripagato Verstappen con la sua stessa moneta. Tu mi butti fuori? Io non rallento e tiro dritto, poi prova a prendermi di nuovo se sei capace. Sicuramente Lewis è stato astuto: perché se fosse rientrato prima avrebbe rischiato di toccarsi con Verstappen e magari sarebbe scattata una penalità per ostruzione perché chi rientra sul tracciato dall’esterno deve sempre dare la precedenza a chi è in pista. Con quel rientro “allungato”, invece, si è evitato rischi. Bravissimo a compiere tutti questi ragionamenti in una frazione di secondo. Ma forse si è avvantaggiato eccessivamente. Questo sì. Ha guadagnato due o trecento metri, e il suo margine che era di 0”2 prima del tentativo di sorpasso è diventato 1”8.
Ci stavano i 5” di penalità per taglio di curva? No, perché era stato “accompagnato” fuori pista, non l’ha fatto di sua volontà. Ma forse ci stava un avvertimento per ripristinare il distacco minimo. Non doveva rendere la posizione perché al momento del “fattaccio” era davanti, ma nemmeno guadagnare così platealmente. Però non esiste in F1 una regola che dica questo.
8) C’È UN ALTRO PARADOSSO IN QUESTO EPILOGO DI MONDIALE?
Sì. Che il titolo Costruttori sia finito alla squadra delle due che se l’è meritato di meno. Perché non ha mai mostrato in tutta la stagione, se non in rare occasioni, una netta superiorità di vettura né una bravura superiore nelle strategie. Per tutto l’anno la Red Bull si è dimostrata una monoposto migliore della W12 in fatto di telaio, aerodinamica e motricità. La Mercedes quando è stata superiore lo era di motore e basta.
Inoltre la Red Bull si è dimostrata la squadra più furba e creativa in fatto di strategie. Tante volte ha raddrizzato gare storte cambiando tattica nel bel mezzo della corsa e inventandosi strategie coraggiose ma vincenti. Abu Dhabi è soltanto l’ultimo esempio. È ingiusto che proprio il titolo Costruttori, che dovrebbe premiare la superiorità globale di un team su un altro, sia finito alla Mercedes.