Mattia TremoladaNonostante abbia avuto una carriera da pilota tutto sommato breve, dal 2008 al 2011, Ramón Pineiro ha avuto modo di dire la sua nel motorsport, mettendosi in luce con buoni risultati e due terzi posti nei campionati Formula Palmer e Formula Two, organizzati dalla MotorSport Vision di Jonathan Palmer. “Ho iniziato con il karting già a 4 anni, ma dopo aver corso nella Mini in Italia, sono stato costretto a fermarmi per problemi di budget" racconta Pineiro.
“Solo nel 2007 vincendo una borsa di studio sono riuscito ad assicurarmi un sedile in Formula BMW, dove ho corso due stagioni con i team Fortec (due pole position) e Fisichella (FMS International). Nel 2010 sono approdato in Inghilterra per correre nella Formula Palmer, una categoria monogestione in cui ho chiuso terzo con quattro vittorie. L’anno dopo sono stato di nuovo terzo, ma nella Formula Two, e nonostante sia entrato nel FIA Institute Young Driver Excellence Academy non ho trovato il budget per continuare a correre nel 2012”.
Dopo aver smesso con le gare che cosa è successo?“Già durante la stagione in Formula Two ho iniziato a studiare all’università di Hertfordshire, in Inghilterra, una delle più prestigiose per l’ingegneria del motorsport. Ho fatto tutto il percorso, studiando per un anno anche negli Stati Uniti, ma la verità è che non volevo tornare nel mondo delle corse perché faceva troppo male stare in circuito senza poter correre. Ero molto frustrato di non poter più gareggiare. Allora ho dato vita ad un altro progetto con mio padre in un ambito completamente diverso, nella gastronomia. Abbiamo lanciato un’azienda con produzione propria di ostriche, diventando leader in Europa per qualità e prestigio, e arrivando a poter contare su clienti di altissimo livello tra cui Carlo Cracco”.
Quando è tornato l’amore per le corse?“L’azienda è andata a gonfie vele finché non è arrivato il Covid, che ha avuto un impatto molto importante sul settore. In quel momento ho deciso di mollare tutto e di ripartire da zero con un nuovo progetto personale. Una decisione che è arrivata proprio al momento giusto, quando ormai avevo fatto pace con me stesso ed ero pronto a tornare in pista”.
Nello specifico, che servizio offri oggi ai piloti?“Quello che io posso offrire con
RP Driver Management è un servizio di management e coaching. Ma la mia idea è di circondarmi dei migliori professionisti del settore, perchè io, con la mia esperienza e le mie capacità, posso arrivare fino ad un certo punto. Sono ben consapevole che servano altre figure nella carriera di un talento emergente. Dunque ho scelto di iniziare una stretta collaborazione con Xavi Martos, preparatore fisico di Sergio Perez, e con Eva Molleja, che è stata la mia mental coach quando gareggiavo e che credo sia la migliore nel suo campo, lavora da molti anni anche con i calciatori del Real Madrid. Unire tutte queste aree e competenze è fondamentale per creare un atleta forte e preparato a 360°".
Questi professionisti come aiutano i piloti?"Questi sono gli ingredienti per un progetto vincente, perché l’obiettivo che voglio dai miei piloti è quello di vincere, non solo fare le comparse. Ogni pilota ha bisogno di lavorare su aspetti e lacune differenti, quindi ogni progetto è strettamente individuale e centrato su ciascun atleta. Punto molto sulla qualità e sul far crescere il ragazzo, perché le squadre cambiano, le macchine a volte sono competitive e altre volte meno, ma investire sul pilota, quello sì che paga alla lunga. Vincere è una conseguenza del lavoro svolto in precedenza, il risultato della preparazione svolta”.
Accennavi prima ad un momento difficile della tua vita personale, che ti ha allontanato dalle corse. Ora che hai imbastito questo progetto, come è cambiata la tua vita?“Quando hai tanta passione per qualcosa e sei costretto ad abbandonarla è normale che si apra una ferita molto grande, che ha bisogno di tanto tempo per rimarginarsi. Dopo più di 10 anni lontano dai circuiti mi è tornata una grande motivazione, una grande voglia di vincere e di andare avanti. Mi sento sempre molto coinvolto con i miei piloti, come se dovessi essere io a scendere in pista e questo mi spinge a dare il 100%. Condividere la passione con questi ragazzi e vederli lavorare duramente per il loro sogno mi appaga”.
Dunque quali saranno i prossimi passi della tua agenzia?“Preferisco avere pochi piloti per volta, in modo da dare il massimo per loro. Non ho bisogno di gestire tanti ragazzi, ma esigo da coloro che mi danno fiducia un grande sforzo. Sto anche cominciando a lavorare per creare un nesso tra gli Stati Uniti, dove ho ottimi contatti, e l’Europa. Il progetto USF è molto interessante per tanti piloti europei, dato anche l’esponenziale aumento dei costi di Formula 3 e Formula 2. I successi di Alex Palou e l’approdo di tanti piloti in arrivo proprio dalla Formula 2 rappresentano solo il preludio di quello che succederà nei prossimi anni”.