16 Ago [17:28]
La vittoria di McDowell è
il trionfo della perseveranza
Marco Cortesi
Il vincitore, dominatore della gara NASCAR di domenica scorsa a Indy, Michael McDowell, a fine 2017 non aveva un posto in cui correre. Dopo il suo passaggio dalla GrandAm alle gare stock-car, aveva corso per il team Waltrip nel 2008, passando poi di piccolo team in piccolo team, una vitaccia da start&park (le squadre che si ritirano subito per incassare i premi). Fino a quel momento, era famoso più che altro per un incidente, nel 2008 in Texas, quando per la rottura di una sospensione, finì nelle barriere a 298 chilometri orari, ribaltandosi otto volte. Era stato uno dei crash più memorabili della storia, da cui era uscito miracolosamente indenne. Alla fine di quell'avventura, si ritrovò ad andare di gara in gara guidando il suo motorhome, con la famiglia al seguito, senza grosse speranze. Ma non ha mollato mai.
I primi buoni risultati, dal 2012 in avanti, con delle top-10 a Daytona che avevano messo in luce la sua capacità di correre sugli ovali più veloci. Nel 2017, un quarto posto e poi la rottura con il team Leavine. Nel 2018 appiedato per il più blasonato Kasey Kahne, trovò posto al team Front Row, piccolo ma con ambizioni di crescita ben chiare nella volontà del Team Principal Bob Jenkins, imprenditore della ristorazione con oltre 150 locali.
Nel 2019, per McDowell arrivarono due top-5, a Daytona e Talladega e un progresso che non si è più fermato. Con una squadra più competitiva è stato capace anche di tornare veloce sugli stradali, primo amore che l'aveva portato anche in ChampCar. Sempre con un'etica del lavoro assoluta, preparazione fisica, mentale, tecnica, McDowell è salito ancora, fino a centrare il successo nella Daytona 500 2021, il suo primo nella NASCAR, prendendo parte per la prima volta, sua e del team, ai Playoff.
Alla sesta stagione con Front Row, la top-10 è quasi normale. McDowell è di fatto diventato un vice team manager, partecipando alle decisioni della squadra e contribuendo anche a finanziarla con risultati sempre migliori e una personalità semplice gradita agli sponsor. Con un contratto pluriennale già in tasca per gli anni a venire, a Indianapolis si è preso il lusso di mettere dietro Chase Elliott, entrare ancora ai playoff e mettere le basi per un ulteriore passo avanti. A 38 anni, ha portato moglie e cinque figli sulla Brickyard da vincitori, e non nasconde di voler continuare con lo stesso ritmo.