Massimo Costa - XPB Images
E' venuto il "braccino" del tennista alla Mercedes? Sembra proprio di sì, ed è una vera sorpresa, in negativo. Perché se hai un pilota come Lewis Hamilton al quale tutto puoi chiedere e ottenere dal punto di vista delle prestazioni, è un delitto vero e proprio frenarne l'esuberanza. Domenica scorsa, ad Austin, il sette volte campione del mondo è stato commovente nel suo recupero e nell'abilità con cui ha guidato per gestire al meglio le gomme, per non parlare della splendida partenza, ma tutto ciò è stato vanificato da una strategia timorosa oltre che da un assetto costruito nel corso del fine settimana che si è rivelato non perfetto.
Mercedes non si è mai trovata a dover confrontarsi nella lotta per il titolo mondiale con la Red Bull, una squadra compatta, solida, che presenta praticamente gli stessi uomini che hanno vinto i quattro titoli con Sebastian Vettel. E' quindi gente che sa come si vincono dei mondiali, sono furbi e scaltri (ricordate i duelli con la Ferrari?) e non va dimenticato che in quel box naviga da anni e anni un certo Adrian Newey, che nei momenti decisivi non stecca mai, e poi c'è un certo Max Verstappen in stato di grazia a parte quando si lascia andare ad inutili corrosivi eccessi.
Nel team Mercedes vi sono personalità di grande spicco, su tutte quella di Toto Wolff, capace di spostare il confronto anche sul fronte politico come solo lui sa fare. L'unica squadra avversaria incontrata da quando hanno cominciato a dominare in F1, dal 2014 quindi, è stata la Ferrari per un paio di anni, 2017 e 2018. Ma si trattava di un team che non aveva nulla da spartire con quello della cavalcata trionfale con Michael Schumacher. Non c'erano più Jean Todt e Ross Brawn, non c'erano più numerosi ingegneri di spicco.
La Ferrari di Maurizio Arrivabene era alle prime armi per quanto riguardo un conflitto mondiale e per la Mercedes è stato facile batterla. Nel 2017 infatti, il team di Maranello aveva un Sebastian Vettel in grande forma, ma una serie di piccoli problemi tecnici nelle ultime gare vanificarono l'assalto iridato. Vennero incolpati fornitori esterni e il controllo qualità interno fu scarso. Nel 2018 ci ha poi pensato il pilota tedesco a sommare una serie importante di errori di guida, ma ricordiamo anche litigi e rivalità interne al team, ingegneri che andavano e venivano, situazioni che di certo danneggiarono l'armonia e le scelte tecniche.
Ora invece, contro la Red Bull, tutto è completamente diverso. L'asticella è altissima rispetto al confronto con la Ferrari di tre-quattro anni fa. Ad Austin per esempio, occorreva un assetto particolare per risolvere il problema dei tanti bump disseminati lungo il tracciato. La Red Bull, e guarda caso ai box c'era Newey tornato dopo un incidente avuto nel mese di agosto in Croazia mentre si allenava in bicicletta e nel quale aveva riportato fratture e una brutta botta alla testa, ha saputo correggere rapidamente alcuni aspetti del set-up rivelatisi decisivi, e in Mercedes sono stati colti di sorpresa. Per non parlare della strategia in gara quando hanno insistito nel tenere Hamilton in pista con le gomme medie quattro giri in più rispetto a Max Verstappen.
Hamilton da lepre che era dopo il via si è trovato a inseguire la Red Bull dopo il secondo pit-stop: "Non eravamo abbastanza veloci, allo stesso tempo abbiamo considerato che se avessimo seguito la strategia dei rivali, fermandoci all’11esimo giro, le hard non sarebbero durate per tutto il secondo stint". Certo non avrà mai la controprova, ma la Red Bull ci è riuscita. Dov'è quindi l'errore? "Venerdì in FP1 abbiamo avuto un ottimo riscontro dall’assetto che era quello di Istanbul, poi a causa delle sconnessioni dell’asfalto abbiamo lievemente alzato la vettura per evitare che la vettura spanciasse danneggiando il fondo. Così si è sacrificata un po’ la performance".
Adesso sono 12 i punti che Hamilton deve recuperare con cinque Gran Premi da disputare. E' ovvio che, al netto di eventuali ritiri suoi o dell'avversario, non potrà più permettersi di terminare una gara alle spalle della Red Bull e dunque la Mercedes dovrà attuare una strategia più aggressiva sia dal punto di vista del set-up sia per quanto riguarda la gestione delle corse.