14 Mag [17:46]
È giusto che lo sport e la F1 inseguano
il consumo usa e getta dei giovanissimi?
Massimo Costa
Come sarà lo sport del futuro? Solo un modesto mordi e fuggi? Andrea Agnelli, presidente della Juventus finito nella bufera per avere aderito al fallimentare progetto della Superlega, recentemente ha dichiarato: "Occorre creare una competizione che simuli ciò che fanno sulle piattaforme digitali, come la Fifa. Significa fronteggiare la concorrenza di Fortnite o Call of Duty, che sono i veri centri di attenzione dei ragazzi di oggi, i quali spenderanno un domani". Lo sport, nel caso di Agnelli il calcio, paragonato a un videogioco? Le critiche al presidente della Juventus per questa frase sono state numerose e provenienti da più parti del mondo del pallone.
Ma Agnelli non è l'unico a sottolineare un problema sempre più evidente tra i giovani: la velocità nel passare rapidamente da un contenuto all'altro, la fatica a tenere l'attenzione su una partita per 90 minuti o un qualsiasi altro evento sportivo (e non solo), che superi i 30-40 minuti. Volendo fare un esempio che ci riguarda, anche leggere articoli lunghi di pochi paragrafi costituisce un problema per i giovani e giovanissimi abituati a Tik Tok e Instagram, dove tutto viene tritato in pochi attimi.
Ross Brawn, di Liberty Media, in una intervista concessa alla britannica Muscle Help Foundation, ha sottolineato che: "Stiamo cercando di creare in F1, per un certo numero di anni, un format con una gara sprint. Vogliamo testarlo già ora perché le cose cambiano nel mondo e i giovani non vogliono necessariamente guardare due ore di gara la domenica pomeriggio. Potremmo quindi optare per delle gare corte più allettanti per loro. Ma non vogliamo disorientare i nostri fedeli fan che sono il cuore del nostro sport. Dopo le tre corse sprint che metteremo in piedi questa stagione, decideremo quale sarà il prossimo passo per il futuro".
Verrebbe da porsi una domanda: perché inseguire i giovani su questo terreno che appare quanto mai paludoso, che si scontra con la storia e l'essenza dello sport? Non sarebbe meglio cercare di educare i ragazzi su temi più sensibili anziché lasciare che si stordiscano davanti a un telefonino, a un videogioco, finendo per non tenere alta la propria concentrazione per più di mezzora? Possibile che un giovane di oggi non sia in grado di seguire un film, ma solo episodi di una serie televisiva di 40-45 minuti? La situazione appare certamente preoccupante, ma lo è ancora di più quando persone che operano nel mondo dello sport pensano di stravolgere la disciplina che rappresentano.
In merito, Paolo Catani, neuropsichiatra infantile, psicoterapeuta e medico chirurgo, spiega: "I cosiddetti millenials hanno un potenziale intellettivo che è superiore di quello della nostra generazione. Se il cervello viene utilizzato al 30 per cento della possibilità, loro sono già al 32. Abbiamo bambini che sanno usare un ipad con estrema facilità, sanno muoversi con destrezza sugli apparecchi elettronici, e questo è sicuramente positivo. E' vero però che, per i giovanissimi, è difficile concentrarsi, ma non vanno sottovalutati i danni fatti dal Covid, che ha disegnato situazioni estreme per creare nei ragazzi dei nuovi interessi, anche sportivi. Dirò di più: vedo molti giovani che si sono stufati di Tik Tok, Instagram eccetera, giovani che preferiscono incontrarsi, parlare faccia a faccia, piuttosto che passare il tempo sui telefonini. Ragazzi che vogliono vivere l'evento, sportivo e non, dal vivo".
Continua il dottor Catani: "Quindi, attenzione a cercare scorciatoie poco utili per attrarre i giovanissimi. Il mondo dello sport, e anche la F1, ha subìto pesanti danni economici dalla pandemia e mi par di capire che c'è un po' di nervosismo per tentare di esplorare nuove soluzioni. Ma davvero pensano che basti una corsa sprint al sabato, che nulla cambierà per quanto riguarda le gerarchie presenti nel Mondiale, per creare attenzione nei giovani? Piuttosto, attendo con impazienza i nuovi regolamenti 2022 che potrebbero mettere sullo stesso piano diverse squadre, ridando maggior valore al pilota".
"I giovani hanno bisogno di personaggi per essere attratti da uno sport", prosegue Catani. "Il calcio in questo è imbattibile, in Italia il tennis sta vivendo un momento d'oro, con tanti ottimi atleti al vertice, e sono convinto che a breve avremo molti bambini, ragazzini, che trascinati dai vari Sinner, Berrettini, tenteranno di emularli. Nella F1, e mi riferisco all'Italia, questo manca. Sì, c'è la Ferrari, ma non mi pare che i giovanissimi siano attratti dal mito del Cavallino. Il problema è che oggi un adolescente non sente queste cose, non ha il concetto di patria come lo abbiamo avuto noi di altra generazione, magari facendo semplicemente il servizio militare. Difficile quindi appellarsi ai valori classici, rappresentati dalla Ferrari".
Il dottor Riccardo Ceccarelli di Formula Medicine, da anni presente nel motorsport, aggiunge: "Abbiamo sempre più una generazione usa e getta, bombardata da brevi frammenti di argomenti vari e di conseguenza cambia gusti con una velocità micidiale. Tutto è concentrato e le cose finiscono per perdere valore, i ragazzi si annoiano rapidamente. In una gara di F1 mediamente di 100 minuti, capita che trenta possano essere noiosi e questo va a distogliere l'attenzione dei giovanissimi. Poi, chiaro che è questione di interesse, di passione verso uno sport. C'è infatti chi non si perde un minuto della 24 Ore di Le Mans, ma rappresenta una parte minima, una nicchia. La F1 deve raccogliere una ampia fascia delle future generazioni e trovare il modo di tenere alta costantemente l'attenzione, ma mi rendo conto che oggi non è assolutamente facile trovare la chiave giusta. Tra i giovani si va sempre più verso un disimpegno, si cercano le cose facili, un documentario è divenuto argomento per pochi, a un articolo si preferisce vedere delle foto. E' una situazione complicata, di eccessiva superficialità, che mi preoccupa per il futuro".
Tra le idee della fallita Superlega, vi era quella di giocare partite più brevi dei 90 minuti canonici. Nel tempo anche altri sport hanno subìto dei cambiamenti. La pallacanestro per esempio, non prevede più due tempi da 20 minuti, ma quattro periodi di 10 minuti. La pallavolo ha abolito il cambio palla da tempo, si vince il set con 25 punti (ma con 2 di vantaggio sennò si va avanti ad oltranza), mentre l'eventuale quinto decisivo set è accorciato a 15 punti. Tante le modifiche fatte per il tennis: solo nei Grandi Slam sono mantenuti i cinque set per aggiudicarsi una partita, anche se c'è chi spinge per portarli a tre. Nei numerosissimi tornei ATP si gioca infatti al meglio dei tre set, come (da poco) in Coppa Davis. Negli eventi denominati Next Gen invece, i set sono stati abbreviati: non si arriva a sei giochi per vincere, ma ne bastano quattro. Gli sport sopra citati si sono "alleggeriti" non solo per motivi televisivi, ma per rendere più agili, brevi, le proprie partite.
Su questa linea, sembra andare anche la F1. Nel corso degli anni si è tentato in varie maniere di creare spettacolo: il cambio gomme, i rifornimenti, le attuali mescole degli pneumatici, il DRS. Come è nella natura della F1, assistiamo a gare molto divertenti, ma anche a corse molto noiose. E' normale, così come è normale che si assista a incontri di calcio, basket, volley, tennis, poco coinvolgenti e ad altri molto eccitanti. Ma la tendenza, e anche questo sembra essere divenuto un recente grosso problema, è che i fan pretendono sempre e comunque spettacoli eccezionali.
E' difficile accontentare tutti in un mondo che non si accontenta più. Brawn, per decenni parte attiva e anche vincente della F1, con il supporto della FIA e di Stefano Domenicali, sta cercando di proporre situazioni inedite che però rischiano di snaturare uno sport unico e pur sempre strabiliante quale è il massimo livello del motorsport. Aspettiamo quindi con ansia queste tre gare sprint stagionali di 100 km. Magari saranno anche divertenti, ma è indubbio che l'attuale format della qualifica lo è molto di più e ridurlo a un evento di secondo piano al venerdì, riteniamo sia un grosso errore. Non è questione di essere conservatori o futuristi. La qualifica, la lotta per la pole, come abbiamo già scritto in altra occasione, è l'essenza della F1. Le valutazioni finali andranno comunque fatte alla conclusione del campionato quando si trarranno le dovute somme e, soprattutto, si scoprirà quale sarà la risposta delle "next generations".