Jacopo RubinoGià alla vigilia di Abu Dhabi la Ferrari aveva ormai in cassaforte il terzo posto nel Mondiale Costruttori, messa a distanza di sicurezza la rivale McLaren nell'ultima parte di stagione. Obiettivo invernale raggiunto, e suggellato dal podio di Carlos Sainz. "Il modo migliore per chiudere un campionato che ci ha visto fare progressi importanti rispetto all'anno scorso", l'ha definito il team principal Mattia Binotto. Il 2021 della Rossa può essere archiviato in modo positivo, considerati i presupposti, in attesa di un 2022 che, sfruttando la rivoluzione tecnica varata dalla Formula 1, dovrà segnare per forza un salto in avanti.
Il rammarico principale, probabilmente, resta l'occasione persa a Montecarlo: una SF21 incredibilmente a suo agio tra i guardrail del Principato poteva persino vincere con Charles Leclerc, autore della pole ma impossibiltato a partire come effetto dell'incidente nell'ultimo tentativo di qualifica. Un successo, anche uno solo, avrebbe dato un pizzico di gusto in più ad un anno che si sapeva transitorio.
Alla fine, nella volata di Abu Dhabi, il monegasco si è visto superare dal compagno Sainz per la quinta posizione in classifica, per 164,5 punti a 159. Niente di memorabile, ma c'era un doppio significato simbolico: quello di essere il "primo degli altri", dietro agli avversari inarrivabili di Red Bull e Mercedes, battendo pure Lando Norris, e quello ovviamente legato alla supremazia interna. "Eravamo nel posto giusto al momento giusto, avevamo un bel passo, il podio chiude alla grande la mia prima stagione con la Ferrari", ha commentato lo spagnolo dopo il traguardo. Dall'altro lato va ricordato che Leclerc, decimo, ha pagato dazio per l'infelice decisione del muretto box di effettuare un secondo cambio gomme, senza aver poi modo di recuperare terreno.
Chi si aspettava un Sainz venuto a Maranello per fare la spalla, si è dovuto ricredere: il madrileno si è mostrato acquisto validissimo, rapido, solido, gran lavoratore, poco incline agli errori, in qualche occasione magari anche un po' fortunato, il che comunque non guasta. In proporzione all'auto guidata, è stato forse il più efficace dei piloti che hanno cambiato scuderia. Sainz ha festeggiato quattro podi, Leclerc uno solo, quello di Silverstone in cui però ha persino assaporato la vittoria, e sei volte ha terminato quarto, lì vicino ai tre gradini.
Di Charles non è in discussione la velocità, magari l'essere apparso meno sul pezzo rispetto al compagno in questo finale di campionato, forse in calo di motivazioni. Senza comunque dimenticare i punti persi per episodi: la "cannonata" ricevuta da Lance Stroll al via in Ungheria, o l'attesa nel cambiare le gomme in Russia sotto la pioggia. Per la prima volta da quando è in F1, in ogni caso, Leclerc vive l'onta di terminare la stagione alle spalle del compagno dopo aver avuto vita facile nel 2018 con Marcus Ericsson in Sauber e aver regolato Sebastian Vettel nel biennio 2019-2020.
Ma nel complesso il Cavallino sembra davvero contare su una coppia di piloti ben assortita, giovane e con ulteriori margini di crescita. Ora servirà una macchina all'altezza, così da vederli lottare per qualcosa di più stuzzicante di un quinto posto nel Mondiale. Binotto l'ha detto: "Nel 2022 capiremo il valore della Ferrari".